lunedì 11 dicembre 2017

Hong Kong 2017

Ormai sono decine le settimane del Design sparse per il Globo. Si potrebbe fare il giro del mondo facendosi invitare per ognuna di esse. Anche Hong Kong ha una settimana del Design. Non è una vera e propria Fiera, ma una serie di conferenze in un enorme centro convegni, a cui partecipano decine di relatori. Ora non starò a fare la classica gag: inmezzoatuttiquestigrandicervellichecosacifaundeficentecomeme? E' successo così: una delegazione da Hong Kong è stata consigliata dallo IED a visitare una serie di studi a Milano, tra cui il mio. Ci siamo visti per venti minuti e alla fine mi hanno scelto insieme ad altri Italiani. Questo design week à dedicato all'Italia. Ci sono un sacco di nomi grossi, c'era bisogno del classico nome utile per la quota "stramboidi" e hanno scelto me.
Si parte. Mi hanno dato la business e me la godo tutta. Nonostante la comodità del posto in aereo so che non riuscirò a dormire per niente per cui tanto per cominciare una abbuffata di film non me la toglie nessuno.
Nelle 11 ore di aereo che mi aspettano mi vedo:
IT: meno brutto di quel che mi aspettavo. Sophia Lillis, l'interprete femminile nel ruolo di Bev, l'unica ragazza nel gruppo di bambini Perdenti è perfetta per il ruolo e penso che abbia fatto innamorare chiunque. Il cast dei ragazzini è azzeccato. Il Paiasso meno, ma nel complesso il film regge, voglio vedere come se la cavano con la parte 2 della storia, con i protagonisti adulti.
ATOMICA BIONDA: al di là del titolo, uno spy-action movie non disprezzabile, merito di Charlize Theron.
LOGAN: bel superhero movie in versione senile.
ALIEN-COVENANT: parte benino, ma alla fine si involve in un racconto che vorrebbe dare un senso al prequel Alien-Prometheus, ma riesce solo a dare un senso nuovo alla parola pretestuoso. Dovevano lasciare Alien 1 e Alien 2 dove stavano senza prequel o seguiti. Così rischiano che nessuno abbia più voglia di vedere uscire nemmeno una cavalletta dal culo di un astronauta infettato da un organismo alieno per i prossimi 50 anni.
Ma torniamo a noi: si inizia con un antipastino con salmone. Da ora in avanti, come sempre quando si parla di design, il salmone sarà ovunque, in qualsiasi pasto possibile.


Si arriva a Hong Kong prestissimo. Mi becco all'aeroporto con una parte del contingente degli italiani. Jacopo Foggini, Mario Trimarchi, Giulio Vinaccia, Francesco Librizzi, Emanuel Babled. Dal momento che arriviamo in albergo prestissimo (alle 8 del mattino), le camere non sono ancora disponibili fino alle 11, ma facendo le facce da cani bastonati e rompendo le scatole ogni 10 minuti alla concierge alla fine alle 9.30 siamo in camera, camera da cui vedo la città, il mare, e un enorme cantiere a vista.




Io dovrei farmi un riposino, ma non ci riesco. Ricevo un pacco che comprende i miei pass, la lista (lunghissima) degli eventi a cui devo presenziare, gli inviti, un regalo (che si rivelerà alla fine un gadget utilissimo), e cominciano già a mandarmi What's up di benvenuto e relativi al mio primo appuntamento. L'importante è crederci.


Mi hanno chiesto di presenziare alla consegna dei premi per gli Asian Awards di architettura e design, per la sezione Communications, devo solo sorridere, stringere mani e consegnare dei parallelepipedi in metallo. Prima però devo fare le prove per la mia breve lettura di venerdì. Sono super organizzati. Io no, perchè mi accorgo che su uno dei video che faranno da corollario visivo alla mia conferenza ho montato l'audio sbagliato. Passerò le prossime ore a montare l'audio giusto sul video in questione, bestemmiando. Il mio ambassador, Jackson Choi, mi preleverà alle 14,30 in albergo. Ce la faccio al pelo, giusto il tempo di fare una doccia e ci sono. 


Il centro congressi è contiguo all'albergo. Dopo le prove in questione e la sostituzione del video sbagliato vengo condotto alla consegna degli Awards. E' tutto molto veloce, ovviamente agli awards sono l'unico senza badge, ma non importa, in questi giorni mi renderò conto che nessuno mi chiede alcun pass. La mia faccia è già un lasciapassare per qualsiasi cosa. E' come se avessero registrato la mia faccia e un sacco di persone a me sconosciute mi avvicina  mi chiama per nome e mi conduce gentilmente a fare interviste e alle poltrone e spazi a me assegnati. SEMPRE.



Finita la premiazione, dove per 3 minuti di presenza mi sono visto 2 ore di premiazioni ad illustri (per me) sconosciuti, vengo condotto alla cena in onore dell'Italia. Il vino è buono, gli italiani fanno comunella tra di loro e cominciamo, tra alcool e jet lag, a scivolare verso una beata incoscienza.



Io ho la forza di ritrarre i miei commensali Giulio Vinaccia, Emmanuel Babled e Odo Fioravanti, arrivato anche lui oggi. 


Dopodiché si ritorna in albergo, dove crollo in un sonno senza sogni per tre ore, mi sveglio e non riesco più a dormire. Questo mi consente di vedere le luci della notte e anche quelle dell'alba.



La mattina mi fiondo a fare colazione. La colazione è l'apocalisse.
L'albergo lavora a ritmo serrato la mattina, e dato che servire cibo per persone da tutto il mondo spalmate per un grattacielo di 40 piani non è uno scherzo, c'è davvero di tutto, cucina internazionale, cucina cinese, cantonese, cucina indiana e da tutto il mondo. Io vorrei provare tutto, ma mi limito:
Un frullato di banana, guava, mango e fragola. Un cappuccino. Uova, pancetta, un pezzo di pollo arrosto. Del salmone (ovvio che non poteva mancare), della carne affumicata, del salamone tedesco.
Un somoza piccantissimo. Una strana brioche bicolore che sa da alga. Un muffin e un donuts al lampone. 


Stamattina al Centro Congressi c'è la cerimonia ufficiale di apertura. Per fortuna i tempi in questi giorni sono molto stretti per tutti, per cui non ci sono troppi convenevoli. C'è una conferenza di Fuksas in un inglese divertente. Non vuole dare una definizione del design perchè "Love is Design and Design is Love" (chissà cosa ne penserebbe il grande capo Esiquatsi). Dopodiché un bel po' di foto di progetti sparsi per il mondo che sembrano sempre lo stesso edificio visto da inquadrature diverse. Dopo il suo show vengo finalmente preso da un terribile abbiocco. Finalmente. Vado in albergo dove svengo per due ore, peccato, mi perdo le conferenze di Paul Thompson del Royal College of Art e quella di Jacques herzog.  Ma devo essere assolutamente riposato per la fatica del pomeriggio. 


La fatica del pomeriggio consiste nel fare una lettura sul mio libro Ettore, dedicato a Ettore Sottsass.
Impresa ardua all'Hong Kong Design Institute. Un enorme edificio disegnato dallo studio Coldefy.
Ospita varie discipline: design, moda, graphic design, fotografia, un pò come lo IED di Milano, hahaha scusate, non riesco a trattenere un risolino. Qui studiano più di 5000 studenti, in spazi grandissimi, e si allestiscono mostre che non hanno nulla da invidiare al Moma e al MET. Dopotutto siamo in un paese che sta investendo sul futuro risorse quasi illimitate.
Che gli dirò a questi?
Non sanno nulla su chi era Ettore, Memphis e nemmeno su di me. 













La mia lettura va benone. Gli studenti sono interessati, ridono e si commuovono al mio racconto. D'altra parte Ettore è un personaggio così interessante che grazie a lui è difficile fare brutta figura, e poi ho sempre il mio asso nella manica: mettermi a disegnare dal vivo. Grazie agli insegnanti presenti i ragazzi fanno anche domande, che considerando l'abituale ritrosia orientale è quasi un miracolo. Prima di andare via una studentessa mi avvicina e mi chiede: "perchè dovrei continuare a disegnare?" Le rispondo "perchè disegnare ti salva dal suicidio ragazza mia", mi stringe la mano e mi sento un pochino retorico ed eroico, ma non c'è tempo. Devo prendere un taxi per andare in una piccola galleria dove inaugura la mostra di Memphis a cui partecipa Michele de Lucchi. La galleria è di due italiani, per cui c'è prosecco, prosciutto, mozzarella e carciofi, e naturalmente un bel pò di italiani e occidentali che vivono a Hong Kong. Vengo come al solito avvicinato da gente che mi chiama per nome e di cui ignoro qualsiasi cosa, ma chiacchiero un pò con tutti, soprattuto con un cinese dall'aria sveglia che assomiglia a uno degli attori dei film di Jon Woo. Dopo un oretta mi avvicina e mi chiede se voglio andare a cena con lui. Visto che i galleristi mi avevano invitato anche loro chiedo cosa devo fare, e loro mi dicono " vai con lui assolutamente". Il mio anfitrione è un professore, un uomo d'affari ma sopratutto un "connettore" tra designers, artisti e grosse aziende. Porta me, altre due ragazze del comitato e un designer olandese in una specie di piccola bettola a 50 metri dalla galleria, dove mangio una delle zuppe più buone della mia vita. Ci saranno in tutto 6 tavoli, e dentro al posto ci siamo solo noi. 
Lui ha una visione dello sviluppo cinese molto ottimista. Ci dice che la Cina sforna ogni anno un milione tra architetti e designers e che questo cambierà  il mondo. Un milione di designer ecosolidali,  impegnati nel sociale e nell'architettura ecocompatibile cambierà il mondo. Perchè la Cina ora è pronta per governare il mondo e cercherà di migliorarlo. Io lo spero. Lo spero soprattutto per i giovani designers, perchè con l'inquinamento che sento nell'aria e che ti fa bruciare la gola dopo tre ore che la respiri o muti il sistema respiratorio o crepi giovane. Prima di fare qualsiasi miglioria della società. A me i visionari piacciono, e ci facciamo un selfie usciti dalla trattoria.



Questo quartiere della città è silenzioso. Lì sopra sul rooftop secondo me c'è gente che si diverte, secondo me c'è anche Jacopo Foggini, che è l'unico di noi italiani che in questi giorni ha la forza di andare in giro di notte per locali. 


Questa notte dormo un pò di più, fino alle 5 del mattino. Alle 7.30 scendo per colazione. 
Oggi succo di papaia, il solito frullatone, cappuccino, un bagel con il salmone affumicato, un muffin dentro cui devi spremere il succo d'acero, un bombolone riempito di burro (quella che sembra crema),  formaggio, uova, uova benedict, delle salsicce. Rispetto all'aria che si respira fuori è una colazione sana.


Oggi dovrebbe essere il grande giorno dedicato alla mia breve conferenza nella grande sala. la Sala 3G è molto temuta, perchè è una gigantesca sala conferenze, e se è vuota crea davvero sgomento. 
Io vado a vedere come se la cavano gli altri, poi ho una intervista. Per prima cosa vedo la conferenza di Mario Bellini, poi Marco Balich, che è un grande organizzatore di eventi, tra cui l'apertura dei Mondiali di Calcio del Brasile, le Olimpiadi di Londra e l'Albero della Vita dell'EXPO. Balich è molto bravo, parla un inglese impeccabile e i video fanno impressione, tanto che se fossi uno di Hong Kong che volesse fare un grosso evento con un milione di designer cinesi che giocano a pallone in uno stadio lo farei farei fare a lui. A seguire un pallosissimo speech di Guy Salter sul design del lusso. Pausa. Poi parlano Alberto e Francesco Meda che ultimamente disegnano insieme, due generazioni. Il padre è un designer storico, Francesco è giovane e determinato. Ho un intervista e poi vado a vedere la conferenza di Jacopo Foggini . Jacopo si è ripreso abbastanza dalla nottata e parla del suo lavoro in italiano in maniera semplice ma alla fine non bisogna essere molto complicati, bastano le immagini, e i lavori di Jacopo sono bellissimi da vedere. Tra poco comincio io, più o meno so cosa fare, devo solo decidere se fare o meno una cosa che mi sono tenuto per il finale. 
Oggi è il giorno delle conferenze di tutti, ma per me sarà  difficile vederle visto che siamo in contemporanea in tre sale diverse, faccio in tempo a rientrare nella mia sala dove Paolo Castagna , architetto della luce, parla delle sue installazioni, e dopo di lui ci sarà Sabun Byun, giovanissimo grafico coreano fondatore di Plus X, un'agenzia di comunicazione grafica super clean e minimal. 
Dopo di me c'è Thierry Dreyfus, un light designer francese, ma che lavora molto in America. Più che un francese sembra un americano grande e grosso, con un cappello da cowboy in testa, tatuaggi e grande barba. Ha un aria scontrosa, mi chiede cosa farò e si mette a disegnare un coniglio sul pavimento della sala, in penombra, mentre attende il da farsi. E' una conferma su quello che andrò a fare.


Io faccio la mia conferenza con 4 video relativi a 4 temi diversi: fumetto, design, arte e musica. 
La faccio in italiano, perchè c'è una fantastica traduttrice simultanea. Introduco brevemente ogni video. Ho pensato fosse una buona idea, perchè come si fa a condensare in 25 minuti il lavoro di più di trenta anni? Di fronte alle professionalità globali di gente che lavora per progetti giganteschi vorrei sparire, ma prendo coraggio. La gente sembra gradire le mie introduzioni, le mie battute e la musica. 
Prima che finisca il mio ultimo video mi nascondo in penombra, mi metto delle orecchie di coniglio pelose e poi alla fine esco con un bel "That's All Folks!". Grandi applausi, penso più che altro perchè tutto sommato rappresento un diversivo.




 Riesco pure a rispondere con un inglese comprensibile alle domande che mi fa Kiri Sinclair della Sinclair Communication, che non riesce a farmele evitando di ridacchiare guardando le mie orecchie per tutto il tempo. 



Esco e incrocio Thierry che mi batte il 5 dicendomi "bastardo, dopo di te sarà difficile". Segue intervista, tavola rotonda e fuga in albergo per un cambio veloce prima della cena ufficiale dove nell'invito dicono "è gradito un abito da sera decente". Io mi sono portato il completo del matrimonio, un pò alla Fantozzi.
La sera i grattacieli si illuminano con tutti i colori, il lungomare sembra un lunghissimo Luna Park.



Dovrebbe essere l'ultima incombenza ufficiale. Arrivo nella grande hall per la cena. Un pò di gente mi ferma chiedendomi se ero il tizio con le orecchie da coniglio. Perchè non riesco a fare a meno di fare il buffone? Eppure il mio tavolo dice che sono un ospite rispettabile. 



Come regalo danno ad ognuno un power bank per ricaricare in viaggio cellulare o laptop, e dio solo sa quanto è utile in questi giorni. Insomma in questa cena c'è di tutto: 
Un gruppo che suona tamburi tradizionali, un pò di premiazioni, un gruppo funk di Hong Kong, una cantante di r'n b che deve essere molto famosa perchè la applaudono tutti, c'è pure Yoshi Yamamoto!
Sembra un barbone in questo contesto, ma è gentilissimo, molto timido e io lo trovo elegantissimo. 



Ovviamente non può mancare la cantante lirica che canta nell'ordine: Puccini, Bocelli e Funiculì Funiculà.


E dopo il dolce si va a dormire! Quel diavolo tentatore di Jacopo Foggini mi chiede di andare a fare nottata, ma domani ho programmato una giornata per vedere prima di partire almeno un pochino di Hong Kong diversa dall'albergo e dal Centro Congressi.


Dormo fino alle 6.30, il mio corpo inizia a prendere il fuso orario, ma purtroppo dovrò ripartire stanotte con il volo di mezzanotte e 40, per cui non serve a niente. Affronto la mia colazione, e provo il combo orientale. Il solito beverone a cui sono affezionato, cappuccino, uno strano formaggio, maiale piccante,  noodles con verdure, pollo fritto, un dolcetto all'albicocca, riso, egg benedict al salmone (ormai ci ho fatto il callo), e sono pronto per uscire nel mondo.





L'idea iniziale sarebbe di fare un giro con Odo Fioravanti nella parte popolare di Hong Kong, prendere il Ferry e andare su Ashley Road dove cercheremo il mercato Popolare delle Donne, un grosso mercato all'aperto, e di vedere cosa troviamo per strada. Cerchiamo di raggiungere a piedi la fermata del Ferry vicino alla grande ruota panoramica, ma i lavori in corso ci fanno fare giri assurdi che riportano comunque nelle vicinanze del nostro albergo, incrociamo anche un piccolo spazio sgarruppato con personaggi dei cartoons di Hong Kong e io faccio un pò di braccio di ferro con uno di loro.


Alla fine decidiamo di prendere un taxi (che qui costa molto poco) e siamo dall'altra parte. Un odore potente di gas, aglio, fritto e cenere gratta in gola. Case alveari e sporche. Era ora di vedere un po' di suburra. Questo paese diviso tra grandi ricchezze e schiavitù del lavoro comincia un pochino a dispiegarsi.



Suburra si fa per dire, insomma, anche qui supermercati e Natale e Lego!


E anche qui impesta mr. Doodle. Un graffitista inglese che dicono "ha un disturbo compulsivo che lo spinge a scarabocchiare su qualsiasi superficie". Per la serie senza vergogna: nessuno gli ha mai detto che è esistito un Keith Haring? Come è possibile che ci siano collezionisti che comprano il lavoro di mr. Farlocco?




Per fortuna ci si può rifare la vista con queste meraviglie. Io prenderei il maiale con i pomodorini sugli occhi e l'anatra con il collo ritorto.


Sullo sfondo campeggia un grattacielo disegnato da Liebeskind, che dicono sia il grattacielo più costoso della storia... Ma perchè?


Passiamo vicino a un edificio che espone una piccola insegna interessante. Saliamo le scale e ci troviamo immersi in due piani di giocattoli. Sono centinaia di piccolissimi negozi che contengono qualsiasi giocattolo collezionabile. Dalla A alla Z di tutte le action figures del mondo c'è la qualsiasi, anche delle autoproduzioni underground. Per me è il paradiso. Purtroppo la mia valigia è già pienissima per cui devo fare delle scelte mirate su cose piccole. Però al kit per costruire un' Ultima Cena con un ottimo succedaneo locale del Lego ho dovuto rinunciare, e ci ho lasciato il cuore.




Incastonato in mezzo ai grandi edifici troviamo un tempio. Fuori è pieno di vecchi che giocano a dama. Dentro è pieno di spirali d'incenso acceso che creano un profumo solido. Anche il guardiano dorme, sopraffatto dal forte odore narcotico. 


Non posso fare a meno di fotografare questa installazione di arte modern... ah no è una giostra con cavalli, che qui è vissuta come qualcosa di esotico che tutti fotografano...


Qui c'era un tempo grande sala da gioco. Da costruirci una storia, da girarci un film.


A Hong kong non ho visto grandi opere di street art. Forse qualcuno può indicarmi dove si trovano o perchè non ci sono quasi da nessuna parte? In prossimità del Mercato delle Donne ho visto questo piccolo graffito nascosto, l'unico.


In questa zona di Hong Kong tutti gli occidentali vengono fermati da venditori di copie di Rolex e da tizi che offrono di farti un bel vestito. Odo Fioravanti a uno di questi venditori di strada dice che partiamo oggi. Questo gli risponde "ti faccio un completo da sera in tre ore!" Odo è alto un metro e novanta.


E adesso prendiamo il Ferry per tornare indietro, abbiamo giusto un'ultima cena prima di prendere l'ultimo aereo. Un albero di Natale al neon e un ultimo selfie non si negano a nessuno.




Sull'aereo dormo e guardo svogliatamente altri 4 film:
SPLIT: film con assassino con 24 personalità che dovrebbe fornire la opportunità al protagonista MacAvoy di esibirsi in una istrionica prova attoriale ma si risolve in un plot ridicolo con un ridicolo finale. Goffo tentativo di collegarsi al meglio riuscito UNBREAKABLE.
VALERIAN: non mi piacciono molto i film di fantascienza con troppe porte su altre dimensioni sopratutto quando stringi stringi recitazione e trama di dimensioni  ne hanno solo due. Peccato, i primi 10 minuti fanno presagire qualcosa di meglio.
DUNKIRK: effettivamente il film migliore. Quasi sperimentale. Nolan non mi ha mai deluso, ma visto su piccolo schermo non si può.
Il quarto non me lo ricordo, nemmeno il titolo, la mente lo ha completamente cancellato, o forse è stata la colazione dim sun, a base di ravioli insapori. Quando sapevano di qualcosa era meglio se erano insapori.



Atterriamo stanchi, ma abbastanza contenti. Mi faccio un selfie con Jacopo Foggini, il mio eroe personale di questo viaggio, che è riuscito a non andare mai a letto troppo presto in questi giorni, ha fatto chilometri per trovare un favoloso posto dove si mangiano granchi giganti e si sa godere la vita. 


Tornato a casa guardo i pacchetti di biglietti da visita che mi hanno consegnato. Quanti di questi saranno utili? Di solito ben pochi. Ho fatto bene il mio lavoro, sono piaciuto a quelli di Hong Kong?
Credo di si, ma da questo a trovare chi ti offre un lavoro interessante ce ne corre, e non credo che succederà. Troppo difficile trovare un impiego al mio lavoro per grosse miìultinazionali, e non perchè io sia chissà quanto rivoluzionario, ma semplicemente perchè non riescono proprio a capire cosa farsene di me. 



Ed ecco il gadget segreto che hanno regalato a tutti noi. La cassa wireless disegnata da Ross Lovegrove per l'azienda di Hong Kong KEF. Solido acciaio. Suona benissimo e ci puoi anche rompere le noci a Natale.