sabato 25 luglio 2020

Trax: Vietato ai Minori

All’inizio degli anni ’80 stavo ancora “cercando il mio segno”. 

Uno pensa che un autore si metta lì, chiuso nella sua stanzetta come se fosse un antico alchimista, a sperimentare con carta e inchiostro faticosamente vergando segni e lambiccandosi il cervello fino a trovare la formula giusta, ma in realtà non è così. 

Disegnando storia dopo storia, annusando l’aria, ascoltando musica e leggendo altri fumetti, alla fine, se sei un giovane con le antenne dritte qualcosa capita. 

Sono stato contattato da Vittore Baroni e Piermario Ciani, che stanno mettendo in piedi TRAX, che in realtà nemmeno io capisco bene cosa sia. Piermario è fotografo e grafico, e collabora con il Great Complotto, che è una banda di squinternati che a Pordenone si sono inventati uno stato fantasma, lo Stato di Naon ( dal nome di un modello di televisore della Zanussi), che produce decine di gruppi musicali bizzarri dall’età puberale. 

Vittore proviene dalla mail art, è si occupa di musica e rumore. 

Insieme danno vita a un progetto che mette insieme fanzine, musica, cassette autoprodotte, e mi chiede di partecipare con i miei fumetti.  

La prima cosa che facciamo insieme è Vietato ai Minori, un numero speciale sulla pornografia, con una cassetta piena di rumori, gemiti e contributi di altri matti internazionali. Loro due assemblano tutto, e ci mettono anche questo fumetto di 5 pagine, dove racconto una storia che Piermario mi assicura vera, raccolta dal lui al magnetofono, la testimonianza di una ragazza che conosce. 

Il mio segno è ancora acerbo, ma qualcosa di quello che sarò è già qui. 

Faccio vedere il contenuto della fanzine ai miei amici Alberto Mineo ed Enrico Friso con cui ho messo in piedi la mia band, (gli Spirocheta Pergoli), e Alberto mi dice:

“Vittore e Piermario non ci finiscono in Paradiso”.










lunedì 22 giugno 2020

Rumore e Silenzio

Rumore e Silenzio è una storia di formazione, nel senso che è una delle storie attraverso cui il mio segno si è formato. Dopo vari tentativi e varie pubblicazioni all'interno di riviste autoprodotte e un periodo di palestra dell'ardimento ne il Mago Mondadori, il mio modo di disegnare cambiò, almeno se devo andare a guardare le date, da quando ho pubblicato per la prima volta nel 1980 a quando ho disegnato questa storia sembra passato un decennio, mentre invece era passato appena un anno e mezzo, in cui per progressivi mutamenti il mio disegno si era fatto via via sempre più secco e "moderno".  Moderno si fa per dirie, dato che tutte quelle cose che facevano tanta avanguardia si sono fatte via via che passano i decenni sempre più circoscritte a quello stile che oggi definiremmo "post-moderno", ma all'epoca non sapevo nemmeno che voleva dire, come d'altra parte non sapevo nemmeno troppo cosa fosse il futurismo, corrente a cui più volte mi hanno accostato.  D'altra parte avevo venti anni, ed ero un misto di insicurezza e presunzione, del genere "non so perchè lo faccio, ma lo faccio e basta, evaffanculo a tutti gli altri". Giorgio Carpinteri aveva già iniziato a pubblicare le sue storie su Frigidaire, e quando lo fece fu per me una folgorazione (in realtà seguivo i suoi progressi da qualche anno, da appassionato di Berni Wrighston sul Mago all'Uomo Non Visibile su NEMO),  e vedevo che come il mio anche il suo percorso fossero alla costante ricerca di qualcosa, che non sapevamo cosa fosse, ma credo fosse che volevamo sottolineare che oltre alla noia che erano diventati gli Umanoidi Associati su Metal Hurlant e lo strapotere ingombrante di Pratt nel comicdom nostrano poteva esserci qualcosa di diverso. Eravamo così integralisti che perfino Pazienza ci sembrava già vecchio, inadeguato ai tempi. Le line rette e il zigzag sottolineavano la nostra contemporaneità, come se prendessimo le ombre dei fumetti di Eisner e le analizzassimo in laboratorio.
La storia di Rumore e Silenzio era scritta da Giorgio Placereani, scrittore di fantascienza triestino che conoscevo tramite il Club Fantascienza di Padova,  e i suoi racconti che arrivavano per Time Machine, la rivista ufficiale del club, mi sembravano tra le poche cose di valore emerse tra quelle prodotte dai banali  aspiranti scrittori di genere della nostra italietta. Di Giorgio disegnai tre racconti: l'Uomo dei Mostri, inedito, ma troppo brutto per volerlo pubblicare anche in un blog come questo, Rumore e Silenzio e Ultima Notte, che è un'altro inedito.
Rumore e silenzio, tra altri lavori meno rilevanti mi impiegò per un anno buono tra ripensamenti e vignette ridisegnate anche 3-4 volte. Tutti quei puntiniiiiiiiii
Rumore e Silenzio è stato pubblicato su Frigidaire negli anni '90, Vincenzo Sparagna era talmente affamato di materiale per riempire la rivista da accettare di pubblicare questa storia già fuori tempo massimo di 27 pagine, piena di ingenuità e di idee grafiche ancora allo stato grezzo, anche se qualcosa di quello che sono ancora adesso è già tutto qui. L'ho pubblicata qui senza particolari filtri, e senza rifare il lettering, anche se bisogna fare un pò di fatica a leggerlo perchè non è un lettering professionale, ma volevo rispettare l'originale senza troppi editing, tanto si vedrà solo qui. L'avevo fatta vedere e leggere a Stefano Tamburini, che all'epoca mi prese in giro dicendo, "Ma è la trama di Yellow Submarine con i Biechi Blu", recensione per cui mi offesi molto perchè a un ragazzino che si credeva punk non potevi nominare i Beatles nemmeno per scherzo. Poi  la dose critica fu rincarata da Igort, a cui mostrai le mie tavole al nostro primo incontro, e lui disse che qualche qualità ce l'avevo, ma alla fine la vignetta che gli piaceva di più era quella che riproduceva Paperino.  Io me ne andai dal suo appartamento bolognese bollandolo come "presuntuoso stronzo saccente". Come dire, le persone valide le riconosci perchè al tuo primo incontro ti fanno incazzare, una regola che ha avuto conferme più volte.


























lunedì 18 maggio 2020

Un Lungo Brivido



Anni 60. 
Da quando ho imparato a leggere voglio fare fumetti, e non so nemmeno perché, dato che non so nemmeno come si fanno, ma già da piccolo riempio di vignette quaderni a quadretti .
Da che ho memoria ho letto di tutto: paperi, superuomini, storie buffe, avventure, storie ambientate in mondi fantastici, in continenti esotici, in Italia e in chissadove.
Poi arriva Linus, e imparo che si può scrivere e disegnare delle cose di tutti i giorni, leggo Crumb, Valentina, ma scopro pure Metal Hurlant e gli umanoidi, Munoz, Will Eisner, mondi sempre più espansi.
Tutto bello, ma manca qualcosa.
Alla fine del 1977 Alter pubblica la prima storia delle Avventure di Penthotal, di Andrea Pazienza, e quel particolare mancante (piccolo particolare, ma fondamentale), mi fa capire che c’è qualcuno, da qualche parte, che parla di me, e dei miei amici, e del mondo che conosco, che mi sta intorno, e che vivo quotidianamente.
Naturalmente comincio a provare a disegnare e a scrivere delle storie come lui (impossibile, ma non rinuncio). 
Scopro che Pazienza disegna anche sul Male, dove è più libero, più cattivo, scatenato.
Mi innamoro di questa rivista, che molti trovano lercia, senza gusto, maleducata, irriverente.
Io la trovo meravigliosa. E’ proprio quello che ci vuole.
Faccio conoscenza con nuovi eroi. Scozzari pubblicava già su Re Nudo, su Linus e Alter, a lui si aggiungono Massimo Mattioli, Stefano Tamburini, e Tanino Liberatore.
Sul Male compare la pubblicità del Cannibale, un’operazione editoriale inventata dai disegnatori del Male che mi piacciono di più.
E’ una rivista anomala, storie bellissime, a volte senza senso, drogate, pornografiche, sbracate, intelligenti.
Il Cannibale esce quando può, ma ogni uscita è piena di sorprese. Cambia formati e numero di pagine, lì vedo nascere Ranxerox, Primo Carnera di Filippo Scozzari, leggo le recensioni immaginarie di dischi che vorrei ancora oggi ascoltare descritti minuziosamente da Tamburini.
Conosco Tamburini a una Lucca Comix, dove è lì con il Male e Cannibale, riesco a raggiungere solo lui e a salutare Scozzari (“conoscere” è una parola grossa). Mostro a Tamburo alcuni dei miei disegni, lui critica ferocemente i miei scarabocchi western che sono un pò Pazienza un pò Metal Hurlant.
“le tue Montagne Rocciose sembrano delle strisce di nastro adesivo buttate lì, teniamoci in contatto, cerca di fare meglio”.
L’anno dopo alla stessa Lucca viene presentato Frigidaire, il primo numero cade come un’astronave aliena e ostile nel territorio del fumetto: niente di simile prima, niente di simile poi.
Io scalpito, in un anno il mio segno è cambiato come sono cambiate le droghe intorno alla mia generazione. E’ la fine di ogni psichedelia, è l’inizio di un mondo fatto di lame gelide. 
Dentro il primo numero il vecchio Ranx è diventato un incubo michelangiolesco disegnato completamente da Liberatore (prima era una jam session di Tanino, Tamburo, Paz e Scoz), c’è un inserto con gente morta in circostanze sessualmente interessanti, prostitute sfregiate dal napalm, mappe di Roma dove si batte e ci si sbatte, gare di squisitezza, i Devo, viaggiare tra le merci, editoriale-manifesto di Vincenzo Sparagna… Se vuoi sangue lo avrai…
Io mostro altre cose a Tamburo, ma non sono ancora pronto.
Nei mesi successivi mando altre cose, tra cui delle foto dei Lounge Lizards  e di James Change fresche fresche dall’America trattate con la fotocopiatrice, Tamburo le pubblica dentro la sua rubrica di recensioni all’acido corrosivo Red Vinyle. 
Io non vengo citato, allora gli scrivo più volte, mandandogli altro materiale ancora, e ancora. 
E Ancora.
Alla quarta raccomandata ricevo risposta, che recita più o meno così:
“Caro Giacon, se tu sapessi la rottura di coglioni che è andare a recuperare le tue raccomandate alle poste dall’altra parte di Roma rispetto a dove abito e che ostinatamente continui a spedire all’indirizzo di mio padre, forse Dio o Satana rattrappirebbero la tua mano di grafico creativo. 
Che dire delle foto che mi hai mandato? Magari me le sistemavo anche io da solo con la fotocopiatrice, non ti devo nulla, forse un caffè. 
Per quanto riguarda il materiale tuo e dei tuoi amici (era appena iniziata l’avventura con TRAX di Piermario Ciani e Vittore Baroni) siamo sempre all’asilo infantile delle avanguardie e i tuoi fumetti pieni di frecce e zig zag mi han già rotto le balle. 
Qualcosa di buono però c’è, anche se molto nascosto, non buttarti giù e non mollare. Ciao”.
Io non mollo e vado avanti a disegnare, vado avanti con le collaborazioni alle produzioni Trax, a suonare con gli Spirocheta Pergoli.
Un giorno scrivo una lettera a Freak Antoni, che conosco dai tempi degli Skiantos. Da poco ha abbandonato gli Skiantos, dice che non si diverte più, e ha in testa altri progetti. Mi risponde dicendo che ha una nuova band, e che si chiamerà Beppe Starnazza e i Vortici. Mi dice anche che il disegnino che ho fatto a piè di lettera l’ha fatto molto ridere. Per caso voglio fare la copertina del loro 45 giri e il manifesto del tour?
Certo che voglio. Li disegno al volo e parto a Milano per farli vedere alla casa discografica.
Quel giorno ho un appuntamento con Storiestrisce, cooperativa di autori di fumetti che gestisce anche nuovi autori per Linus e Alter, dentro ci sono Mattotti, Elfo, Franco Serra, Cadelo.
Vado da loro, vedono le mie storie, interessanti ma… troppe frecce, troppi zigzag. 
Per fortuna vedono il materiale che ho preparato per Beppe Starnazza e i Vortici. Perché non farci delle storie brevi per Linus con Freak Antoni ai testi. 
Già, perché no?
Per fortuna Roberto Antoni aderisce all’idea, e nell’arco di un mese produciamo qualcosa, e la prima storia viene pubblicata su Linus.
Il mio stile passa a un un ulteriore stadio, inizio un fumetto breve scritto dal mio amico Mimì Colucci, un breve racconto di perversione infantile, con una ragazza dalle grandi tette e un ragno. Troppo estrema per Linus.
La disegno in due notti, la mando a Frigidaire. Un mese dopo sono sulla rivista più bella del mondo.
Il resto è in discesa (quasi). 


Note:
1- TRAX era un esperimento di autoproduzione che metteva insieme arte postale, fanzine, musica, grafica, fumetti e concerti live con collaborazioni dai vari angoli del mondo. Senza filtri, senza rete producevamo materiali caotici e magmatici. TRAX viene considerato dall’esperimento sociale-artistico Luther Blisset e dal collettivo-fantasma Wu Ming come il primo agglomerato di idee che rifiutavano la figura dell’artista come demiurgo segaiolo e autoreferenziale. Fondata da Vittore Baroni e Piermario Ciani, aveva tra i contributi costanti mie illustrazioni, fumetti, musiche e performance.

2- SPIROCHETA PERGOLI era la mia prima band, inizialmente braccio musicale di TRAX.
Gruppo di musica anarco-infantil-elettronica. Formata da me, Alberto Mineo, Enrico Friso e Fabio Beltrame. 



lunedì 27 gennaio 2020

Arte, che tu sia Fiera!

Ma fiera de che? Riflessioni su Arte Fiera attraverso una manciata di immagini.
Quest'anno, come ogni anno, si è svolta Arte Fiera a Bologna. Io gironzolavo lì. Per il primo anno avevo la tessera Vip. Invece di lamentarmi come ogni anno rivendicando il mio ruolo di outsider, quest'anno ho mandato una mail di richiesta alla direzione di Arte Fiera, e udite udite, mi hanno risposto e me l'hanno mandata, sapevano chi ero ed erano contenti della mia presenza. Per cui è vero che i pregiudizi a volte sono biunivoci.
Me la son presa comoda, e in tre giorni sono andato in giro per la Fiera e per la città a guardare cosa succedeva. Ho deciso di raccogliere le mie impressioni in una ventina di immagini per me significative. Non rappresentano il meglio della fiera, che tutto sommato è un fiera ridotta, segno della recessione e un pò della periferia dell'arte contemporanea che è l'Italia (a parte la Biennale di Venezia, che però è un'altra questione). Da segnalare infatti la totale assenza di gallerie straniere e la contrazione degli spazi. Queste immagini rappresentano le mie preferenze, legate all'emotività e all'emicrania del giorno, ma anche al fatto che ognuna di queste immagini faccia storia a sè.

1- Opera d'arte involontaria n.1
Immagino sia accaduto a tutti i frequentatori di fiere e biennali quel momento in cui la casualità scodella l'opera d'arte perfetta, quel momento in cui il luogo, un oggetto banale e il comportamento delle persone danno vita a un'opera inconsapevole. In questo caso nell'area fumatori, su uno dei terrazzini esterni, ho fotografato questo. I fumatori hanno metodicamente ricoperto questo corrimano di mozziconi, perchè non c'era un portacenere e perchè spegnerli per terra faceva brutto. Molto meglio così, vuoi mettere? Sembra un opera di Spoerri, ma ibridata con una delle tipiche architetture industriali ritratte da Andrea Chiesi.



2- Andrea Chiesi
Ed ecco qui Andrea che mostra orgogliosamente alcuni dei suoi nuovi disegni su carta. Di solito è conosciuto per grandi quadri monocromatici di ambientazione periferica. Andrea è uno di quegli artisti schivi e di poche parole, e che rispetto profondamente. Una grande dedizione al lavoro, una grande concentrazione e una qualità che va al di là delle correnti e di quello che conviene produrre. E' partito con lavori cupi e inquieti era continuato con una pazienza certosina al limite della maniacali, ma che non è mai decorazione fine a sé stessa.


3- Laurina Paperina
Laurina è un'altra marziana dell'arte italiana. Il suo lavoro ironico e sadico vive di citazionismo che però non è fine a sé stesso come un autore postmoderno qualsiasi. In lei scorre forte l'underground e un'irriverenza sbarazzina che si proietta su video, grafiche, dipinti, ceramiche, piccoli fumetti. Non è famosa quanto dovrebbe. Mi è molto simpatica, è come se ci conoscessimo da una vita, ma questa è stata la volta che ci siamo potuti vedere dal vivo, e ne siamo stati felicissimi.




4- Pinocchio
In pieno trend topic alla Galleria Mazzoli due Pinocchi diversi, quello di Sandro Chia e quello di Marcello Jori. In questo momento Pinocchio a quanto pare è molto gettonato. Non solo da Garrone con il suo ultimo film, ma a quanto pare ci sta lavorando Del Toro, e pure Zemeckis sta preparando il suo. Boh? Capisco che sia un racconto metaforico e affascinante (a quanto pare ben aldilà delle intenzioni iniziali di Collodi), ma è possibile su questo tema fare qualcosa di nuovo? Oppure è talmente radicato nella memoria dell'immaginario collettivo da essere ormai un semidio con cui puoi fare di tutto senza annoiare mai?




5- Rorshach- Oursler
Era da un pò che non seguivo le ultime realizzazioni del video-scultore Tony Oursler, a parte le ultime malinconiche e strappacore collaborazioni con David Bowie prima che lui morisse. Questa piccola videoscultura ipnotica (diversa dalle installazioni che lo caratterizzano di solito) mi ha ricordato perchè lui è un fuoriclasse.



6- Kenji Sugiyama: Cell-Inside of myself 1
Avete presente Hereditary, il film horror di Ari Aster? Nel film la protagonista è un'artista contemporanea che costruisce maniacalmente stanze e avvenimenti che ha vissuto attraverso diorami in cui riproduce tutto in perfette miniature. Questa opera me l'ha fatto venire in mente, anche se le opere nel film erano più interessanti. Questo gioco di specchi che riflette all'infinito prospettive all'interno di camere in miniatura, l'ho visto svariate volte, ma a me piace da sempre il labirinto dei luna park, per cui come dire, quando una cosa piace ai bambini...


7- Opera inaspettata e involontaria n. 2 : Mark Ryden
Anni fa, nel mondo legato all'arte post underground e neo pop, Mark Ryden era praticamente Dio. Un suo quadro era andato in asta a un milione di dollari e quindi aveva fatto il salto. Ora quel tipo di arte si è trovata a un bivio, tra accettazione da parte del mercato "alto", e la tentazione di rientrare nell'oscurità. Oggi quel movimento mi sembra un pò sbiadito, e la stessa rivista Juxtapoz, fondata dal grande teorico-artista Robert Williams (ora da lui abbandonata), è diventata quasi una rivista di arte "seria". Vicino alla stazione ecco qui un vecchio manifesto di Mark Ryden  sulla vetrina di un negozio dismesso, chissà cosa era in origine? Un negozio di pipe ad acqua e bong, con ammennicoli in finto argento, anelli con il teschio e magari un piccolo studio dove facevano tattoo all'interno. Il manifesto, strappato e circondato da vecchi tag su fondo nero mi sembra sintomatico che qualcosa è passato.



8- Do ut Do all'Archiginnasio
Do ut do è un'associazione no profit legata alla Fondazione degli hospice della Seragnoli, industriale di Bologna che da anni costruisce spazi dove si garantisce una fine vita decorosa per malati terminali. Gli hospice sono strutture moderne e totalmente gratuite, basta fare domanda e vedere se c'è posto. Sono un'iniziativa civile per cui molti artisti, nel corso degli anni, hanno donato opere che poi sono andate in asta e vendute per finanziare gli ospedali. In fiera e in città venivano esposte un pò di queste opere. Nella sala anatomica dell'Archiginnasio era esposta questa foto che ritrae parte degli artisti e delle persone che hanno collaborato a questa operazione, e senza troppe battute sembrava proprio il luogo adatto. Nella foto di Giovanni Gastel ci sono anche io piccolino, da qualche parte, vicino ad Alessandro Mendini, che è stato il padrino di tutta questa piccola, grande impresa.



9-Mirko Baricchi
Mirko è un'artista che conosco da molto tempo, ed è l'esempio di come gli artisti apparentemente più esoterici siano nel privato persone molto concrete. Nelle sue opere si percepisce il ribollire perenne di forze ancestrali e naturali, che movimentano l'inconscio di chi le guarda. Questo non impedisce a Mirko di essere un grande esperto e lettore di supereroi, senza contare che è un accanito divoratore di serie televisive come me, per cui quando ci vediamo parliamo di quello, e l'arte ce la lasciamo alle spalle. 



10- Sconosciuto: Fantozzi e John Wayne
Lo so avrei dovuto fermarmi e chiedere lumi ai galleristi sull'autore di questi ritratti che i miei occhi intercettavano ogni volta che passavo davanti allo stand. La mia pigrizia me l'ha impedito, e mi sono trovato questa foto senza sapere chi fosse l'artista. Quei volti sfocati ma riconoscibilissimi, di due icone della cultura pop non stonavano nel contesto. Da "è una cagata pazzesca", dichiarazione liberatoria che con il tempo è diventata la scusa per la critica più ottusa e conservatrice a the Duke, attore e uomo tutto d'un pezzo reazionario. Credo che l'accostamento non fosse casuale, ma forse è un'idea mia.


11- Dino Candelo- Dante Ferretti- Federico Fellini : Venusia
Quando si arriva a Cinecittà si viene accolti da questa grande testa, utilizzata all'inizio del Casanova di Fellini in una scena memorabile. Contestualizzata in fiera è un momento in cui si respira, ci si ristora e ci si rincuora, e fa pensare che forse se siamo stati capaci di produrre quel tipo di cinema, magari possiamo ripetere la magia. Ottimista?


12- Giacomo Costa
Da anni Giacomo propone i suoi paesaggi digitali negli spazi della galleria Guidi e Shoen e in giro per il mondo. I suoi paesaggi del futuro realizzati completamente con software di modellazione 3D sono un affascinante squarcio sul futuro che ci aspetta, sul presente, o su un passato tecnologico che abbiamo dimenticato. Il suo lavoro omaggia (o critica) le tecnologie legate al Bosco Verticale, ma io ci vedo anche un pizzico di Syd Mead, compianto scenografo-designer del miglior cinema di fantascienza.


13- Erki Kurenniemi : doppio vinile.
Nel Padiglione esterno ad Arte Fiera, L'Esprit Nouveau disegnato da Le Corbusier, c'è una mostra dedicata a Mika Taanila, artista, grafico, filmaker finlandese di cui non me ne fregava un beneamato cazzo, ma che ha fatto un documentario emozionante su Kurenniemi, pioniere della musica elettronica e della digitalizzazione della personalità. Già un pò di anni fa teorizzava la possibilità di registrare digitalmente la propria persona nel web, per poi rinascere dopo la morte. Ricorda un episodio di Black Mirror. Kurennienmi è morto, chissà se ha deciso di fare solo l'osservatore dall'etere o se si è reincarnato in qualcosa o qualcuno.


14- Besta Bestrizal: Moonlight Junction
Bestrizal è un artista di Sumatra, malato come me di horror vacui. Siamo diversi, ma sento qualcosa in comune. E' più giovane di me, ed è ancora ossessionato dal riempire lo spazio di qualsiasi cosa, e di dare ad ogni dettaglio un significato. Tra un pò subirà anche lui il fascino del vuoto e smetterà di affastellare segni come un accumulatore seriale (lo spero per lui). 


15- Opera inconsapevole n. 3: Teca con prototipo e progetti scenografici per burattini.
All'Archiginnasio di Bologna ho trovato una piccola mostra sui burattini, con disegni, progetti scenografici e prototipi. Quando il contesto è tutto. Immaginate questa teca spostata in un museo e con una didascalia diversa. Sarebbe una perfetta inquietante installazione dei fratelli Chapman, o meglio di Paul McCarthy.