lunedì 18 maggio 2020

Un Lungo Brivido



Anni 60. 
Da quando ho imparato a leggere voglio fare fumetti, e non so nemmeno perché, dato che non so nemmeno come si fanno, ma già da piccolo riempio di vignette quaderni a quadretti .
Da che ho memoria ho letto di tutto: paperi, superuomini, storie buffe, avventure, storie ambientate in mondi fantastici, in continenti esotici, in Italia e in chissadove.
Poi arriva Linus, e imparo che si può scrivere e disegnare delle cose di tutti i giorni, leggo Crumb, Valentina, ma scopro pure Metal Hurlant e gli umanoidi, Munoz, Will Eisner, mondi sempre più espansi.
Tutto bello, ma manca qualcosa.
Alla fine del 1977 Alter pubblica la prima storia delle Avventure di Penthotal, di Andrea Pazienza, e quel particolare mancante (piccolo particolare, ma fondamentale), mi fa capire che c’è qualcuno, da qualche parte, che parla di me, e dei miei amici, e del mondo che conosco, che mi sta intorno, e che vivo quotidianamente.
Naturalmente comincio a provare a disegnare e a scrivere delle storie come lui (impossibile, ma non rinuncio). 
Scopro che Pazienza disegna anche sul Male, dove è più libero, più cattivo, scatenato.
Mi innamoro di questa rivista, che molti trovano lercia, senza gusto, maleducata, irriverente.
Io la trovo meravigliosa. E’ proprio quello che ci vuole.
Faccio conoscenza con nuovi eroi. Scozzari pubblicava già su Re Nudo, su Linus e Alter, a lui si aggiungono Massimo Mattioli, Stefano Tamburini, e Tanino Liberatore.
Sul Male compare la pubblicità del Cannibale, un’operazione editoriale inventata dai disegnatori del Male che mi piacciono di più.
E’ una rivista anomala, storie bellissime, a volte senza senso, drogate, pornografiche, sbracate, intelligenti.
Il Cannibale esce quando può, ma ogni uscita è piena di sorprese. Cambia formati e numero di pagine, lì vedo nascere Ranxerox, Primo Carnera di Filippo Scozzari, leggo le recensioni immaginarie di dischi che vorrei ancora oggi ascoltare descritti minuziosamente da Tamburini.
Conosco Tamburini a una Lucca Comix, dove è lì con il Male e Cannibale, riesco a raggiungere solo lui e a salutare Scozzari (“conoscere” è una parola grossa). Mostro a Tamburo alcuni dei miei disegni, lui critica ferocemente i miei scarabocchi western che sono un pò Pazienza un pò Metal Hurlant.
“le tue Montagne Rocciose sembrano delle strisce di nastro adesivo buttate lì, teniamoci in contatto, cerca di fare meglio”.
L’anno dopo alla stessa Lucca viene presentato Frigidaire, il primo numero cade come un’astronave aliena e ostile nel territorio del fumetto: niente di simile prima, niente di simile poi.
Io scalpito, in un anno il mio segno è cambiato come sono cambiate le droghe intorno alla mia generazione. E’ la fine di ogni psichedelia, è l’inizio di un mondo fatto di lame gelide. 
Dentro il primo numero il vecchio Ranx è diventato un incubo michelangiolesco disegnato completamente da Liberatore (prima era una jam session di Tanino, Tamburo, Paz e Scoz), c’è un inserto con gente morta in circostanze sessualmente interessanti, prostitute sfregiate dal napalm, mappe di Roma dove si batte e ci si sbatte, gare di squisitezza, i Devo, viaggiare tra le merci, editoriale-manifesto di Vincenzo Sparagna… Se vuoi sangue lo avrai…
Io mostro altre cose a Tamburo, ma non sono ancora pronto.
Nei mesi successivi mando altre cose, tra cui delle foto dei Lounge Lizards  e di James Change fresche fresche dall’America trattate con la fotocopiatrice, Tamburo le pubblica dentro la sua rubrica di recensioni all’acido corrosivo Red Vinyle. 
Io non vengo citato, allora gli scrivo più volte, mandandogli altro materiale ancora, e ancora. 
E Ancora.
Alla quarta raccomandata ricevo risposta, che recita più o meno così:
“Caro Giacon, se tu sapessi la rottura di coglioni che è andare a recuperare le tue raccomandate alle poste dall’altra parte di Roma rispetto a dove abito e che ostinatamente continui a spedire all’indirizzo di mio padre, forse Dio o Satana rattrappirebbero la tua mano di grafico creativo. 
Che dire delle foto che mi hai mandato? Magari me le sistemavo anche io da solo con la fotocopiatrice, non ti devo nulla, forse un caffè. 
Per quanto riguarda il materiale tuo e dei tuoi amici (era appena iniziata l’avventura con TRAX di Piermario Ciani e Vittore Baroni) siamo sempre all’asilo infantile delle avanguardie e i tuoi fumetti pieni di frecce e zig zag mi han già rotto le balle. 
Qualcosa di buono però c’è, anche se molto nascosto, non buttarti giù e non mollare. Ciao”.
Io non mollo e vado avanti a disegnare, vado avanti con le collaborazioni alle produzioni Trax, a suonare con gli Spirocheta Pergoli.
Un giorno scrivo una lettera a Freak Antoni, che conosco dai tempi degli Skiantos. Da poco ha abbandonato gli Skiantos, dice che non si diverte più, e ha in testa altri progetti. Mi risponde dicendo che ha una nuova band, e che si chiamerà Beppe Starnazza e i Vortici. Mi dice anche che il disegnino che ho fatto a piè di lettera l’ha fatto molto ridere. Per caso voglio fare la copertina del loro 45 giri e il manifesto del tour?
Certo che voglio. Li disegno al volo e parto a Milano per farli vedere alla casa discografica.
Quel giorno ho un appuntamento con Storiestrisce, cooperativa di autori di fumetti che gestisce anche nuovi autori per Linus e Alter, dentro ci sono Mattotti, Elfo, Franco Serra, Cadelo.
Vado da loro, vedono le mie storie, interessanti ma… troppe frecce, troppi zigzag. 
Per fortuna vedono il materiale che ho preparato per Beppe Starnazza e i Vortici. Perché non farci delle storie brevi per Linus con Freak Antoni ai testi. 
Già, perché no?
Per fortuna Roberto Antoni aderisce all’idea, e nell’arco di un mese produciamo qualcosa, e la prima storia viene pubblicata su Linus.
Il mio stile passa a un un ulteriore stadio, inizio un fumetto breve scritto dal mio amico Mimì Colucci, un breve racconto di perversione infantile, con una ragazza dalle grandi tette e un ragno. Troppo estrema per Linus.
La disegno in due notti, la mando a Frigidaire. Un mese dopo sono sulla rivista più bella del mondo.
Il resto è in discesa (quasi). 


Note:
1- TRAX era un esperimento di autoproduzione che metteva insieme arte postale, fanzine, musica, grafica, fumetti e concerti live con collaborazioni dai vari angoli del mondo. Senza filtri, senza rete producevamo materiali caotici e magmatici. TRAX viene considerato dall’esperimento sociale-artistico Luther Blisset e dal collettivo-fantasma Wu Ming come il primo agglomerato di idee che rifiutavano la figura dell’artista come demiurgo segaiolo e autoreferenziale. Fondata da Vittore Baroni e Piermario Ciani, aveva tra i contributi costanti mie illustrazioni, fumetti, musiche e performance.

2- SPIROCHETA PERGOLI era la mia prima band, inizialmente braccio musicale di TRAX.
Gruppo di musica anarco-infantil-elettronica. Formata da me, Alberto Mineo, Enrico Friso e Fabio Beltrame. 



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