domenica 14 ottobre 2012

Bassi Istinti


Un giorno , stanco di dovermi sorbire dagli studenti del mio corso di fumetto pippe autoreferenziali e storie brevi con pretese poetiche e filosofiche decido di tentare un esperimento. 
Ogni studente sarà costretto a scrivere e a disegnare una storia di otto pagine contenente delle parole scelte a caso dal vocabolario. Non devono seguire necessariamente la sequenza con cui sono state scelte, e possono anche comparire sotto forma di immagini, devono però far parte integrante della storia, e non possono essere solo un elemento decorativo. Allora, scegliamo le parole nel seguente modo: bendiamo uno studente, gli facciamo aprire un vocabolario e puntare il dito su una riga (naturalmente viene scelto, una volta eliminati verbi, aggettivi, articoli etc…il sostantivo che si avvicina di più al dito dello studente). 
Otteniamo il seguente risultato:
NANO, APPARECCHIO PER I DENTI, POLENTA, SCIMMIA, VOODOO, SPILLA DA BALIA, TESTOSTERONE, OSPEDALE PSICHIATRICO, ITALIA MERIDIONALE, CINEMA, SINGHIOZZO, ALLUCE, CATRAME.
Per dimostrare che non si tratta di un'impresa disperata e impossibile mentre gli studenti producono la loro opera, anch'io realizzerò una storia di 8 pagine.
Sta a voi lettori adesso rintracciare dove e come sono state utilizzate le parole in questione.
Ne è venuta fuori una storia breve che consegno a Igort per Black, rivista della Coconino editore di cui lui è direttore editoriale. 
"il disegno è buono, ma la storia è davvero assurda! Ma come ti è venuta in mente una roba così, da scocomerati!". 
Caro Igort, ora lo sai.











martedì 11 settembre 2012

Fumettisti fashionisti

Nel 1984 venni chiamato in Condè Nast per un servizio di moda. Praticamente c'eravamo tutti, non farò l'elenco perchè altrimenti vi rovino la sorpresa, dato che ci vedete in galleria. Era un periodo in cui, per strane ragioni storico-culturali i media pensavano che fare fumetti fosse una cosa molto hype, per cui ci trovammo tutti alla sede di Vogue dove potevamo sceglierci dei vestiti che ritenevamo consoni alla nostra sensibilità. In più poi ci potevamo portare a casa un paio di cose. Io da vero cretino mi portai via le All Star e un cappellino, che usai per molti anni a venire, fino a farli marcire ambedue. Andrea Pazienza si era portato dietro un coniglietto nero che scagazzò un pò dappertutto, ciononostante, ovviamente,  era adorato dalle ragazze della redazione di Per Lui, la rivista per cui venimmo fotografati. Massimo Mattioli si era portato dietro una maglietta con gli scarafaggi e volle indossarla a tutti i costi, io avevo una pistola spaziale di latta.
Alcuni di noi dopo tutti questi anni sono cambiati molto, altri non più di tanto, sta ai lettori fare i confronti. Alcuni di noi non fanno più fumetti (Josa Ghini, Jori, Carpinteri), alcuni di noi sono diventati delle star del comic mondiale (Mattotti, Igort), alcuni lo erano già (Manara), alcuni sono sopravvissuti.
Alcuni non ci sono più.
Poi uno può fare un po' di retorica e dire, guardate quelle facce, come erano giovani, e quante speranze...Veramente allora mi sentivo precario e angosciato dal futuro come e quanto oggi.
Un'unica domanda: qualcuno sa che fine ha fatto Nicola Corona? Due anni dopo questo servizio di lui non si sapeva già più nulla, un vero mistero che forse qualcuno mi può aiutare a risolvere.














venerdì 7 settembre 2012

Cinema Roma

Un pò di anni fa pubblicai questa breve storia di otto pagine su "Blue". In realtà era stata inizialmente concepita per la rivista "ORME", diretta da Silvano Mezzavilla, e che purtroppo pubblicò solo pochi numeri. Le vicissitudini di Massimiliano si intrecciano con i miei ricordi, poi, come al solito la realtà si sovrappone alla finzione e quanto di me ci sia in Massimiliano non lo confesserò mai. Però il famigerato Cinema Roma, esisteva veramente a Padova, e oltre ad essere il cinema in cui da sempre si proiettavano i "filmacci" ( dagli horror ai decamerotici ai vietati ai 18, molto, molto prima dei cinema a luci rosse), era considerato il luogo dove tra gli spettatori si annidava la feccia di ogni tipo. Mi rimane ancora la malinconia e il dispiacere per non esserci mai entrato.










venerdì 31 agosto 2012

...


questo post di oggi non ha titolo, perché è difficile dare un titolo quando qualcuno se ne va. 
E' morto Antonio Sorrentino, artista degli UltraPop, il mio preferito del gruppo, e non se ne abbiano a male gli altri validi 3, Giordano (Curreri), Sandra (Virlinzi), Dario (Arcidiacono). 
Certo si può pensare che son cose che si dicono dopo, ma ho sempre apprezzato il suo approccio Pop-concettuale , la sua pennellata precisa, i suoi colori. 
Era malato da qualche anno di una malattia improvvisa, che aveva affrontato con dignità e grande spirito, vorrei dire ironico, ma suona male. 
C'è chi dice che morire è staccare la spina: semplicemente non ci sei più. 
Se è vero è proprio per questo che quel che resta alla fine sono le cose prodotte. 
Chi ha un pezzo, un disegno, un manufatto di Antonio se lo tenga stretto, è un oggetto speciale, realizzato da una persona speciale. 
Magari qualche galleria illuminata farà un bel catalogo, con una mostra antologica. Beh, compratelo assolutamente, le sue mani e il suo cervello rivivranno attraverso i vostri occhi.
Mi ricordo che ci accomunava il fatto di avere acquistato un Nintendo Game Cube unicamente per giocare a Resident Evil.
Lo so, è un ricordo futile e stupido, ma alla fine sono questi ricordi stupidi che rendono la vita più tenera.



martedì 28 agosto 2012

My Way

3 mesi fa scrivevo questo breve testo, una specie di riassunto della mia vita in breve.
Ero molto depresso, e francamente non sapevo cosa sarebbe successo poi. Oggi ho definitivamente smantellato l'appartamento di Milano, Il futuro resta incerto, ma sono ancora vivo, per la cronaca si può sopravvivere anche lontano da Milano (anche se non sono andato via, il mio spettro si aggirerà ancora negli anni a venire). 




Quest' anno ho compiuto 51 anni. Da 33 disegno da professionista in diversi campi della creatività. Fumetto, illustrazione, design, arte, animazione, web design. Non mi sono fatto mancare nulla.
In più ho suonato in 3 band diverse, l'ultima delle quali (Massimo Giacon & The Blass), è ancora in attività, anche se non abbiamo mai fatto un disco, visto che le case discografiche sono carne morta e che i cd stanno diventando obsoleti. Volevamo fare un vinile, un 16 pollici, come le vecchie bande rockabilly. Avevo anche fatto la copertina, avevamo composto i pezzi, poi tutto si è perso nei mille rivoli delle cose che faccio. Faccio troppe cose contemporaneamente. 
Il 19 Maggio abbiamo fatto il nostro ultimo concerto allo Zoom, con contorno di puttane russe che ci han chiesto di dedicare un pezzo alla loro amica Ana e una rissa finale con dei marocchini fuori dal locale. In realtà la rissa l'abbiamo vista, non abbiamo partecipato perché siamo troppo timidi e poco aggressivi. Diego, il bassista, e Fabio, il batterista, sono pure più timidi di me, che nascondo la timidezza facendo le troppe cose di cui sopra.
Oggi, dopo 25 anni, ho preso la decisione di andarmene da Milano.
Non sono uno di quegli snob che se ne va perché "questa città non ha più niente da dire", le città la dicono sempre più lunga di te. Me ne vado banalmente perché non riesco più a mantenermi qui. 
Mi rendo conto che ho vissuto al di sopra delle mie possibilità fino ad ora, sperando sempre che prima o poi sarei diventato sufficientemente ricco, ma non siamo in televisione, ed evidentemente non ho trovato la strada giusta per fare i soldi soldosi. Eppure ne ho fatte di cose, ma non farò l'elenco ormai frusto che si addice più al replicante di Blade Runner che a me. 
Mi accorgo di non essere troppo speciale, sono un supereroe con un potere inutile. 
Questo è stato il tema di una delle mie ultime performances in una galleria d'arte, dove mi sono vestito da supereroe con una tovaglia da cucina per mantello, una maglietta di Superman comprata da non me lo ricordo (ho pure vuoti di memoria) e i pantaloni del pigiama. 
Davanti a me ho messo un cappello e un cartello "Ho Fame, e un superpotere inutile, fate la carità".
Ho raccolto 8 € (un pasto da MacDonald), la gente si è divertita. 
Il mio superpotere consiste nel disegnare contemporaneamente con due mani la stessa cosa, ma speculare. Ve l'avevo detto che è un superpotere inutile.
Ho da poco iniziato a pagare il mutuo di casa, a Padova, che è la mia città di origine, da cui sono fuggito quando avevo 24 anni e mia madre si era ammalata di tumore alle ovaie, le cose non sono state conseguenti, anzi, ho fatto il possibile per starle vicino e dare una mano a mio padre, anche dopo che lei è morta.
Lui poi è stato colpito da sindrome ansioso-depressiva bipolare, cosa che si è portato dietro per altri 20 anni fino alla tomba. Per un po' per me è stato un ottimo capro espiatorio per il mio mancato raggiungimento del successo planetario, ma dopo la sua morte non è che sono diventato the king of art.
Io sono andato avanti e indietro tra Padova e Milano in tutti questi anni, anche perché da 22 anni sto con Nicoletta,  amore che ho conosciuto a scuola, e che con me e come me ne ha passate tante. Ora siamo nella nostra bella casa, anche se più che "nostra" dovrei dire che siamo nella casa di una banca, che ci permette di stare qui finchè paghiamo . 
In un momento di euforia abbiamo deciso di comprarla, e proprio quando abbiamo finito i soldi della ristrutturazione abbiamo cominciato a pagare un mutuo che si potrebbe definire con un eufemismo "interessante".  
Ho lavoro, un'azienda grossa di design mi fa disegnare degli oggetti inutili che forse questo Natale nessuno comprerà, poi ho in ballo un'altra decina di cose che sono sempre avvolte nelle nebbie del futuro, nelle nebbie dei pagamenti che ritarderanno e dei progetti che forse andranno in porto e forse no. So già che non basta.
Le tasse mi strangoleranno quest'anno, l'anno scorso ho fatturato bene, peccato però che quest'anno non ho fatturato quasi un cazzo, per cui con cosa le pagherò? E in più ho messo tutti i soldi nella casa.
Nel mondo parallelo dei miei amici di Twitter e di Facebook vengo percepito come uno molto fortunato, che ha fatto un pochino la storia del fumetto in Italia e un pochino la storia della musica new wave, e un pochino della storia dell'arte new pop, e un pochino della storia del design ludico. Chissà perché allora mi sento così miserabile? 
Ho molta paura, ma sono stato tutto sommato un bambino quasi felice fino adesso, e forse è quanto basta.










giovedì 26 luglio 2012

Ehi Patty

E' da un pò di settimane che Patty Smith è in giro per l'Italia, e oltre ai concerti e ai readings, fa un po' di tutto: balla con bambine di 7 anni, restaura antichi affreschi, cammina sulle acque, resuscita i morti, tutte cose belle... Ma come è stato il suo primo concerto in Italia, nel lontano 1979 ?
Più o meno così.


Sono al concerto di Patty Smith, a Bologna.
L'Italia è a digiuno di concerti rock americani da qualche anno. 
Verso la fine degli anni '70 Lou Reed e Santana ( evidentemente non nello stesso concerto), sono stati salutati a colpi di lacrimogeni e sfondamenti (se lo ricordano ancora adesso). 
Da allora nessun gruppo straniero ha più voluto venire  a suonare in Italia. 
Adesso la musica è cambiata, e Patty Smith suonerà in Italia.
Lei non ha paura, e c'è grande attesa. 
la musica è cambiata.
Patty è già stata catalogata come "la sacerdotessa " ( ma anche la "poetessa") del rock. 
Sanguineti, sulle pagine dell'"Espresso", stigmatizza e critica i contenuti poetici della neodiva: il suo frullato di RimbaudPasoliniJimMorrison e tare cattoliche suscita perplessità, "- è un'americana grezza, ingenua e primitiva-".
I giovani vawers italiani sono divisi.
Una fazione l'adora, piacciono le sue radici con Dylan, gli Stones e i Byrds conditi in salsa elettrica. 
L'altra fazione è ostile, Patty ha da poco scritto una canzone per Giovanni Paolo primo, uno dei papati più brevi della storia. Patty usa toni mistici e romantici, un pò fuori luogo in questo mondo di scafati post punk che considerano il papa una servo del potere, in questo caso pure un tantino idiota. 
In più non le perdonano le sue radici con Dylan, gli Stones e i Byrds. 
Siamo nello stadio di Bologna dalle 4.30 del pomeriggio, è settembre e ci sediamo sull'erba ad aspettare l'evento storico.
Qualcuno ha stampato dei santini con l'immagine di Patty, sopra hanno scritto "attenzione alla puttana santa". 
E' un periodo in cui Fassbinder va forte nei cineclub.
Io, da bravo boy scout, mi sono portato da casa i panini e la macchina fotografica.
Alle 21.30 sulle note della sua versione di "So you want to be a rockn'roll star" dei Byrds ( ancora loro), arriva lei.
Ha una maglietta a righe e le tette floscie.
Tutti si alzano nelle prime file, e quelli che stanno dietro cominciano ad urlare  e a lanciare zolle di terra, non riescono a vedere niente. Non sarà un concerto pacifico, metà degli spettatori paganti passeranno il tempo a litigare tra di loro.
Forse dagli spalti si riesce a vedere qualcosa, ma sul prato è un macello di urla e terriccio smosso.
Patty Smith a un certo punto attacca con la lagna poetica su Giovanni Paolo Unico, e parte un bel coro di fischiazzi.
Lei è americana, ed è perplessa, non capisce. Per lei  il papa è un personaggio dell'immaginario collettivo, un'incrocio tra Mickey Mouse e un saggio monaco zen tratto da un film di kung fu.
Per il popolo rokenròl invece è un rompicoglioni opprimente. 
Dopo un pò di canzoni e qualche clarinettata stonata si passa al bis, che comprende una versione di "My Generation" con contorno di corde di chitarra strapazzate, poi tutto finisce.
Lo stadio sembra che sia stato arato, pronto per la semina, dalle zolle spuntano dei santini di Patty, forse germoglieranno giorni migliori.
Gli anni di piombo sono quasi alle spalle, davanti a noi ci sono anni di Righeira e abiti Armani dalle spalle imbottite. 
Quando a casa svilupperò le foto del concerto ci sarà solo una foto decente di Patty Smith: è di profilo, i capelli sulla faccia, una sagoma  magra che suona il clarino. 




martedì 17 luglio 2012

Paid Leave


Paid Leave

l'anno scorso sono stato contattato dal festival di Angoulème per una mostra sull'Europa e i giovani.
Esisteva un personaggio principale, una protagonista femminile, (inventata dall'autore di Monsieur Jan Philippe Dupuy), che si spostava per l'Europa facendosi ospitare sul divano dagli amici, che lavorava in una pizzeria in Francia (ohibò), che era curiosa e appassionata d'arte, architettura e cultura (per cui un personaggio di assoluta fantasia, diciamo fantascienza). Vennero contattati moltissimi autori da tutta Europa , e ognuno dovette affrontare un tema specifico. Il tema assegnatomi era Paid Leave, ovvero Ferie Pagate, tema quantomai lontano dalla mia esperienza… Le ferie pagate… E chi mai le ha fatte?
Ad ogni modo ho cercato di risolverla così, in maniera un po' tenera e in maniera un po' acida, l'anno scorso poi c'era anche la Biennale di Veneza, per cui perché no? Ho fatto fare alla protagonista una visita anche lì. Siamo a metà Luglio, siamo in estate, c'è chi è già in vacanza, per cui signora maestra per questa volta non sono andato fuori tema, e beati voi che avete il paid leave, e un abbraccio a tutti quelli che se lo sognano.