venerdì 30 marzo 2012

Una serata come tante, a Milano


Come ogni tanto capita, chiamano la mia band (Massimo Giacon & The Blass ovvero io, Fabio, Diego e la pin up  Micol), per suonare a un'inaugurazione di una serata per la presentazione di una rivista d'arte (Kritika). Non che non avessimo niente altro da fare, ma alla fine siamo sensibili alle lusinghe e abbiamo accettato. 
Sono seguite le giornate delle prove, il solito rito dello smontaggio e rimontaggio della strumentazione. Questa volta abbiamo provveduto anche all'amplificazione, con le solite fatiche relative al trasporto di tutto con una sola macchina (quella di quel santo di Fabio Bozzetto, che suona la batteria). 
Il locale è bello, spazioso, anche troppo fighetto per i miei gusti, cerchiamo di risolvere alla meno peggio il problema di suono, visto che rimbombano anche le scorreggie, ma in qualche modo riusciamo a mettere in piedi un set con un'acustica decente.
Non c'è molta gente, non sembra proprio un vernissage delle grandi occasioni, è zona Corso Como, ed è anche presto, in genere il nostro pubblico arriva verso la mezzanotte, mentre qui dovremmo suonare verso le 19.30. Comunque qualcuno arriva, qualcuno se ne va, visto che alle 20 non c'è ancora niente da bere.
Alle 20.10 arriva della piss beer a temperatura ambiente.
Alle 20.30 cominciamo a suonare, il pubblico è venuto più che altro per noi. Non è tanto, ma oltre ai nostri amici fedeli c'è gente simpatica, per cui partiamo di buonumore con la nostra scaletta. Tutto regolare, il pubblico si scalda, io in questa settimana sono dimagrito di 4 chili per cui faccio meno schifo del solito, al quarto brano abbiamo la situazione in pugno. All'inizio del quinto brano in scaletta noto il critico nonché direttore di Kritika (scusate il repeat), che fa grandi cenni di smettere.

foto di Giovanni Piazzalunga

Io non capisco e tiro avanti, seguono i nostri brani classici, Voodoo e Merendine. A metà di Merendine il critico aumenta la sua gestualità, pregandoci di smettere, io penso che sia successo qualcosa, del tipo sono arrivati i vigili (eppure suonavamo a volume abbastanza moderato), oppure a un malore in sala. 
Chiedo se c'è qualche problema, ma non ci viene data spiegazione, una tipa che non ho mai visto prima ci guarda con aria incazzata e severa. Chiedo se almeno possiamo terminare il concerto con un brano e lei sibila qualcosa "sì, ma fuori di qui".
Per il resto della serata mi chiederò cosa abbiamo fatto di male, in fondo è il nostro solito concerto un po' ingenuo e un po' da spettacolo per bambini cattivi, condito da giocattoli, punk-new wave-cabaret-avangarde (lo so, è difficile etichettare quel che facciamo, non ci riesco nemmeno io), con Micol che balla felice e io che faccio il divo del rock un po' andato via con la testa a causa dell'età.
Alla fine capisco che il nostro concerto è stato bloccato poichè la tenutaria del bordello, pardon, studio di architettura, che ospita la serata non gradisce la nostra musica.
"non eravamo preparati a questo spettacolo e alla vocalità del signore e poi questo è uno studio di architettura". Cazzo. Questo l'aggiungo io a puro titolo gratuito.
Sono cose che tutti adorano sentire. A parte il fatto che la scusa sullo studio di architettura la trovo molto originale, potrei obbiettare che abbiamo suonato già in Triennale, il nostro video è andato alla Biennale, e che Mendini e Sottsass, con cui ho lavorato, si sono sempre divertiti con le mie performance musicali, ma non è il caso di insistere, mi sembra. 
In silenzio, e tra i mugugni del pubblico che (prima) se la stava spassando, smontiamo il tutto, nel frattempo mi chiedo chi me lo faccia fare di sopportare queste fatiche e queste umiliazioni a 50 anni passati, ma in fondo sono contento, trovare qualcuno che si scandalizza e reagisce in maniera così palesemente ostile è davvero difficile al giorno d'oggi. 
Ci siamo trovati di fronte a un palese caso di mancanza di comunicazione tra chi organizza l'evento e chi lo ospita.
Uno degli spettatori confessa a Diego (il bassista) che è arrivato oggi a Milano dopo un paio di anni a Londra, e che vedere questa situazione gli ha già fatto voglia di tornare in Inghilterra.
Alle 21.30 siamo già in strada, lo studio d'architettura chiude frettolosamente le saracinesche, io sfilo quel che c'è nel portafoglio a titolo di rimborso al critico di Kritica, che poveretto ci ha coinvolto nella serata di cui era ospite con la rivista, E' molto imbarazzato ed è in una posizione di difesa che lo fa somigliare a un paguro.
Non ho voglia di infierire ulteriormente, mi sembra già abbastanza provato, ha già litigato con gli architetti, con le tipe che hanno organizzanto l'evento e insomma ha esaurito anche le parole di disappunto.
Micol è già andata, ha un sacco di lavoro arretrato e va a scrivere sui Navigli, è stata gentile e disponibile come sempre, ma evidentemente anche per lei tutto ha un limite.
Noi e i nostri amici andiamo a mangiare in una pizzeria-bettola incastonata in zona Corso Como, che sopravvive tra il mignottame dell'Hollywood, nel quartiere monopolizzato da Fabrizio Corona da una parte e le sorelle Sozzani dall'altra. Stranamente non siamo depressi, anche perché che cazzo centravamo noi in quel contesto?
Si dirà che è una magra consolazione, ma al momento ci basta, certo potevamo fare casino e scatenare una rissa, ma a differenza di quel che si può pensare vedendoci, siamo persone educate e gentili, il che a quanto pare non serve a niente.
Come diceva un tempo Freak Antoni "non c'è gusto in Italia ad essere intelligenti", ma in realtà non c'è nemmeno gusto ad essere "stupidi". 

foto di Josè Sala



venerdì 23 marzo 2012

He is coming out...

... E intanto si preparano concerti, si impaginano cataloghi, si preparano mostre, si cerca di esser pagati, si fanno i conti, si decorano tavoli, si dipingono mobili... Tutto nella preparazione di cose, oggetti ed eventi inutili che devono essere pronti per il Salone del Mobile a Milano. Lui intanto sta per uscire...





lunedì 19 marzo 2012

Se Telefonando...

Ore 0: 57 ricevo una telefonata.  Guardo lo schermo del cellulare, non è un numero sconosciuto, nè criptato. E' un numero che non ho in rubrica. Potrebbe essere chiunque…E se fosse qualcuno che conosco che sta usando il cellulare di un'altro per un'emergenza? Rispondo.
Dall'altra parte una voce femminile: "scusa, ho fatto questo numero a caso, io prendo le tre terzine di numeri che compongono le utenze dei cellulari che ho in rubrica, le mischio tra di loro e poi chiamo. In questo modo becco sicuramente qualcuno, perché così viene sempre fuori un utenza telefonica reale, solo che io non so mai chi è quello che mi risponde, tu chi sei?".
Io penso che sia uno scherzo, cerco di tendere l'orecchio, di solito in questi casi si sentono risatine soffocate sullo sfondo, e la voce di chi chiama è incrinata dalle risa trattenute.
Non si sente nulla. Resto sul vago, rilascio le mie generalità .
" Sono a Milano, sto disegnando"
" Io sono nelle Marche, faccio la regista di documentari e di corti".
Allora tra me e me penso che magari è una che sta facendo questo per raccogliere materiale umano, traendo idee da varie conversazioni e disperazioni telefoniche. Anche a me piace il materiale umano, per cui sto al gioco.
" Queste telefonate le fai spesso?"
Nessuna risposta.  Poi…
"Tu prima mi dicevi che disegni, e che disegni?"
"Disegno di tutto, ma sostanzialmente disegno fumetti"
"Oh che bello, allora magari ti ho visto in libreria".
Questa parte della conversazione mi dà un pò di informazioni, ovvero che non sto parlando proprio a una sprovveduta, la sua risposta sottolinea che
A: sa che i fumetti si vendono ANCHE in libreria, per cui le frequenta. 
B: sa che esistono autori che non disegnano solo per i "giornalini ", ma che pubblicano libri, per cui il sospetto che si tratti di qualcuno che mi conosce comincia a farsi strada.
Mi chiede com'e il mio lavoro, e io parto con uno dei miei soliti pippotti su come fare fumetti sia la più efficace "Simulazione di Dio" a basso prezzo esistente sul pianeta , eccetera eccetera. Lei risponde che è proprio vero, e che anche fare la regista ha molti punti in comune, soprattutto lavorando con gli attori e bla bla bla , a un certo punto si ferma.
" Un momento, qui stiamo divagando. Io in realtà ho telefonato perché volevo scopare".
Silenzio. La battuta mi esce poco dopo.
"Eeeeh cara amica, mi sopravvaluti, non è che ce l'ho così lungo! "
"NOOOO, voglio dire, ehm… che io sono una molto cerebrale, mi eccito così".
Numerose domande mi si affastellano in testa: Ma allora è uno scherzo sul serio? Cosa vuol dire che è cerebrale, devo declamare un testo di filosofia? Metto giù il telefono? Devo dirle delle porcherie? E quali? Tra tutte, la domanda meno eccitante : Mi sta fregando dei soldi via etere?
Giriamoci un pò intorno…Vediamo se è una che telefona per tirare bidoni.
"Ma conosciamoci un attimo…fai la regista? E allora qual'è l'ultimo film che hai visto?".
- ho visto "Quasi Amici"- 
Se non sbaglio Quasi Amici è un film francese, a grandi linee mi sembra di aver capito che parla di un riccone paralitico che viene accudito da un poveraccio di origini etniche (non domandatemi l'etnia, il film mica l'ho visto). Dopo un momento di odio e diffidenza iniziale finiranno per diventare amici, ognuno imparerà grandi lezioni di vita dall'altro e bla bla bla. Il classico buddybuddy movie in salsa francese, ma che allo stesso tempo è piaciuto a qualche cinefilo, un pò come i film di Ozon. In genere è proprio il tipo di prodotto che io evito come la peste.
Però è strano… Come mai una che fa uno scherzo o sta cercando di tenerti al telefono perchè chissà con quale diavoleria elettronica ha trovato il sistema per rubarti dei soldi facendoti stare in linea più tempo possibile deve tirare fuori un film del genere? Se voleva fare l'intellettuale banale poteva dire che si era rivista un qualsiasi film di Kubrick, se era una grezza poteva citare l'ennesima stronzata di Brizzi.
La  conversazione continua, anche se adesso si è trasformata più che altro in un monologo, e nei successivi 10 minuti :
Mi recensisce il film ( a questo punto, anche se avessi avuto la minima intenzione di vederlo ho definitivamente cancellato l'opzione) . Mi dice il suo nome e cognome (non chiedetemi chi è, giuro che me lo sono dimenticato pochi secondi dopo), mi dice che si è scolata una bottiglia di Nero D'Avola, mi dice un paio di  perle filosofiche fai da te  a cui è evidente non crede nemmeno lei e a un certo punto si blocca:
- Scusa, cercavo un toy boy per la serata e invece ho trovato una persona meravigliosa, davvero, a me basta così, sono davvero soddisfatta, ti auguro ogni bene, ogni fortuna, ti bacio le sopracciglia, addio.-
Cerco di pensare positivo, e mi dico che evidentemente si è accorta dell'orario e dell' inconcludenza della nostra conversazione.  Magari se si sbrigava ce la faceva a fare un'altra telefonata per trovare qualcuno che le ansimasse sconcezze all'orecchio, per cui ciao ciao. "Ti bacio le sopracciglia" ?  Bleah.
Ho guardato il visore del cellulare per un pò, immaginando di avere un aria decisamente stupida.
Prima di andare a dormire mi son fatto una sega alla sua salute.