sabato 30 luglio 2011

Made in Korea. Prima parte

Volevo un viaggio lontano dall'Italia, e così, per i miei peccati e a risposta delle mie preghiere eccolo qui. Mi chiamano Claudio e Alino del Comicon di Napoli, e mi chiedono se ho voglia di andare a Seoul per il Sicaf . Che cos'è? "E' il festival del cinema d'animazione e del fumetto con cui siamo gemellati". E io che c'entro? Ogni anno richiedono un ospite europeo a seguito della  mostra che il Comicon manda dall'Italia, e quest'anno ha come argomento musica e fumetto, e hanno pensato a me. "Quanti giorni?". " Il festival dura 3 giorni, ma magari puoi allungare il periodo di permanenza".
Non ho molto tempo per questo viaggio, ma magari se vado con qualcuno è più divertente. Nicoletta verrebbe volentieri. 
Nicoletta verrebbe volentieri ma bisogna pagare per la persona in più, vabbè, informiamoci. Il biglietto in più costa 900 € in classe economica. 
Anche i giorni in più in albergo ce li dobbiamo pagare. Per andare a Seoul ci vogliono 15 ore all'andata e 11 per il ritorno. Nicoletta mi dice: "sai che c'è? A Seoul vacci tu"  Il Sicaf quest'anno ha ridotto i fondi per cui sono l'unico ospite che parte dall'Italia.  Seoul, 15 milioni di abitanti. Permanenza : circa due giorni è mezzo. Chiedo ad Alino cosa devo fare. "Semplice, devi presenziare all'inaugurazione e fare una conferenza in cui parli del tuo lavoro". "E cosa sanno del mio lavoro?". "Niente". Perfetto. Parto.



GIORNO 1-
Parto dall'aeroporto di Linate. Arrivo lì con largo anticipo. Ho cercato di ridurre all'osso il mio bagaglio per farlo passare come bagaglio a mano, terrorizzato come al solito dall'idea che venga perso, e se me lo perdono in Corea sono cazzi. Io non so il coreano, ma proprio niente. Nemmeno dire ciao.
Beh mi sono portato un pò di informazioni da consultare durante il viaggio, tanto di tempo ce n'è. Fatta la carta d'imbarco primo inconveniente: quando vado a pisciare e faccio per pigiare il bottone dello scarico oops! la carta d'imbarco scivola dal taschino della mia camicia e finisce nel cesso. La recupero, però l'inchiostro ha già cominciato a sciogliersi, e nonostante i miei patetici tentativi di asciugarla con il getto d'aria asciuga-mani del bagno il risultato è pietoso. All'imbarco dell'aereo l'hostess prende in mano quel simulacro cartaceo di Biglietto e mi apostrofa: "ma cosa ha fatto ?". Io mi invento il solito bambino fantasma che mi ha rovesciato dell'acqua sul biglietto. L'hostess non fa altre domande e mi guarda con pietà, o forse no, comunque entro in aereo. 
Gli aerei di linea coreani hanno eliminato da tempo lo schermo del cinema e degli annunci, per adottare un moderno touch screen incastonato nel sedile di fronte a tutti i passeggeri, così ognuno può alienarsi con il proprio film o cartone animato preferito, o con le informazioni di volo, o può prenotare il servizio limousine dall'aereo, oppure vedersi un documentario, o giocare a dei giochini elettronici.  Io non capisco subito che si tratta di un touch screen, ma scopro un telecomando incastonato nel mio bracciolo di sinistra. Lo stacco dal bracciolo, è collegato a un cavo che tiro fuori per tutta la sua lunghezza, ma che poi non riesco a fare rientrare nel bracciolo del mio sedile. Lo incastro a forza bestemmiando, e il telecomando si apre in due. Riesco comunque a sistemarlo nell'apposito vano, e ci piazzo sopra la copertina in dotazione della compagnia aerea facendo finta di niente.


Vicino a me si siede una giapponese, che chiede informazioni alle hostess coreane in italiano, che le rispondono in inglese. Per la durata del viaggio farò da interprete, dal momento che lei l'inglese non lo sa, e le hostess coreane ovviamente non sanno l'italiano. Il viaggio trascorre così, tra i gli schermi lcd e i pasti da aereo che ben conosco (qualsiasi cosa ha il sapore dell'alluminio ), però scopro l'ottima birra coreana Cass (chissà che successo in nord Italia, se la importassero). 


Mi vedo qualche film, ma di usare il computer con le mie preziose informazioni sulla Corea non se ne  parla. Lo spazio è ridotto, e appena scatta l'ora X, ovvero un paio d'ore dopo il decollo, tutti si mettono comodi, il che consiste nell'inclinare il sedile in modo che se il viaggiatore dietro di te non fa lo stesso si ritrova la testa del viaggiatore che gli sta davanti in grembo. Alla dodicesima ora di viaggio sono provato, le gambe mi formicolano, e mi resta da vedere solo l'ultimo film rimasto "L'Ultimo Templare", con Nicolas Cage. Ovviamente è orrendo.
Arrivo a Seoul, dopo la compilazione di vari moduli canonici in cui dichiaro che non ho intenzione di creare gruppi terroristici, non sto importando animali alieni e non trasporto droga, sono libero nella immensa hall dell'aeroporto di Incheon.
Lo staff del Sicaf mi ha spedito una mappa apparentemente precisa al millimetro su dove han posizionato il banco per l'accoglienza, ma mi dicono che tanto non servirà perché mi attenderanno all'ingresso. Naturalmente all'ingresso ci sono un sacco di persone con cartelli in attesa dell'arrivo di qualcuno, ma non di me. Niente paura, ho la mia preziosa mappa per raggiungere il punto d'incontro con lo staff del Sicaf…punto d'incontro che non c'è. Niente panico, il Sicaf è un festival conosciuto e al primo banco informazioni sapranno dirmi dove sono posizionati, Al banco informazioni non sanno nemmeno cosa sia, un Sicaf, forse è un animale esotico? No, Non si possono importare animali esotici in Corea.
Ogni volta che passo davanti al supposto luogo dove dovrebbe trovarsi  il punto d'incontro del Sicaf vengo aggredito da tassisti che si propongono di portarmi al mio albergo, che a questo punto è l'unico indirizzo che ho. Ogni volta che ripasso nello stesso punto i presunti tassisti ridono, il che non mi mette precisamente nella migliore disposizione d'animo per accettare i loro servizi… ma a un certo punto noto che al gate di uscita dei voli internazionali c'è un piccolo cartello, con su scritto in inglese "scusateci, ma ci siamo spostati all'uscita 4"  firmato Sicaf!
PORCODIO! Esclamo. Tanto i coreani mica lo sanno l'italiano, però credo capiscano il senso, dato che i tassisti smettono di ridere di colpo. 
Riesco a trovare il banchetto dello staff di 'sto Sicaf che sto maledicendo da un ora, ci sono due ragazze molto gentili, che mi salvano e mi dicono che è tutto ok e che una di loro mi porterà in albergo in taxi. Fuori dall'aeroporto c'è un'umidità letterario-cinematografica, becchiamo un taxi guidato da un rettile che se la gode all'afa in guantini da corsa di pelle e occhiali da sole avvolgenti che che non vedevo dagli anni '80 e partiamo.
Evidentemente è in atto un complotto contro di me da parte dei tassisti coreani perché questo qui non sembra intenzionato a usare l'aria condizionata, e quando cerco di aprire i finestrini lui li richiude. La strada è un inferno al sole, il tassista sadico non ha pietà, e non parla l'inglese. Chiedo alla mia accompagnatrice se è possibile avere un pò di aria condizionata, ma lei mi riferisce che secondo lui è accesa. Però, simpatici questi coreani.


 Dopo un ora di sofferenza arriviamo all'albergo, il rettile ci fa scendere e riparte a razzo con i miei bagagli in macchina, lo fermo aggrappandomi al cofano, scena osservata con sussiego dai portieri dell'albergo a 10 stelle. Non devo fare una bella impressione, sudato come un maiale, ma l'imperscrutabile cortesia orientale sembra non farci troppo caso. La mia accompagnatrice mi scorta fino a una camera gigantesca, con aria condizionata polare. Insomma, un luogo comune dopo l'altro e cortesie di circostanza e mi lascia solo in camera, dandomi appuntamento per il giorno dopo alle 10. Mi faccio un bagno caldo e mi addormento in vasca. Mi sveglio alle dieci di sera, il ristorante al piano terra di questo edificio di 30 piani è chiuso, e allora esco nella metropoli.


Ogni metropoli del mondo ha un odore che la caratterizza, ad esempio New York sa di spezie, aria fritta e fumi tossici e caramello. Seoul sa di tombino e di detersivo Dixan, quello che si compatta in fondo al fustino. Faccio un giro, e trovo un Seven Eleven aperto, che non ti delude mai, compro due tramezzini, una Pepsi e una barretta di cioccolato. Mangio questo cibo globalizzato in camera, constatando che anche il sapore dei tramezzini è ormai uno standard, infatti questi hanno lo stesso sapore di quelli dei distributori delle stazioni ferroviarie italiane. Mi addormento con il gusto di maiale plastico in bocca.

fine prima parte.

mercoledì 13 luglio 2011

Nella stretta di Vittorio Sgarbi

Nella Stretta di Sgarbi
Allora, alla fine sono all'inaugurazione della Biennale regionale Lombardia-Mantova, a Palazzo Te. 
E' martedì pomeriggio, ore 7, e c'è un caldo quasi insostenibile. Sono ancora da solo, Fabio Bozzetto, Diego Zucchi, (The Blass) e  Micol Beltramini erano impegnati a Milano, Diego Zanella è rimasto a Padova, e onestamente non ho insistito più di tanto perché venissero, visto che mi aspetto la tragedia.
Mi raggiunge Sonia, un'amica che vive a Mantova.
Non c'è molta gente, e allora posso andare con lei a visitare i padiglioni, più che altro per vedere se il nostro video funziona. Il video c'è, funziona, il volume è un pò basso, ma comprensibile. Ci sono i nomi scritti corretti. 
Siamo già al di sopra della media a cui sono abituato.
Una rapida scorsa alle opere esposte, (mi riservo di parlarne poi), poi esco, il chiostro si è riempito, evidentemente hanno aperto il buffet e i beveraggi. 
Il buffet è rigorosamente padano, grana padano, salumi locali, focaccia bassa, torta sbrisolona con marmellata di ciliegie (ideale con il caldo). Vedo un pò di persone che conosco: Giovanni Piazzalunga, Marco Teatro, Vanni Cuoghi, Marco Cingolani, Bros. Bros ha esposto le sue opere imballate nel millebolle, con una didascalia d'accompagnamento che recita più o meno così' "omaggio alla disorganizzazione della mostra, curata dal professor Vittorio Sgarbi", ora scusate la mia memoria labile, ma più o meno questo è il senso. La mia amica Sonia, che non ha peli sulla lingua, va da lui e definisce la sua un'operazione abbastanza paracula. Bros è una persona gentile e simpatica, e spiega il senso del suo intervento. 
Che è poi il senso del perché siamo qui: fino all'ultimo tutta questa operazione è rimasta nell'oscurità, e alla fine ognuno ha scelto di farsi meno male possibile. 
Arriva il mio amor Nicoletta, beviamo e fumiamo, anche se non fuma quasi nessuno.
Arrivano le autorità e Sgarbi, e dopo un pò di chiacchiere istituzionali che entrano dall'orecchio ed escono dall'altro parla il Vittorio. 
Nel frattempo ci raggiungono Danilo Pasquali e Medea Teixeira, che per 30 minuti han cercato l'ingresso.
Sgarbi parla di Padania, di quanto vorrebbe fare il sindaco in un paese del nord, che dove vive Bossi è circondato da nigeriani e senegalesi che gli vogliono tanto bene, e poi perdo il filo del discorso: sarà perché ho la soglia dell'attenzione bassa?
Io sono vicino a Bros e Marco Teatro, con le rispettive compagne, forse facciamo un pò tenerezza, con le nostre scarpe con le macchie di colore, l'aria timida e disagiata di chi si chiede perché sta lì e improvvisamente trova interessantissima la punta dei propri piedi. Io mi sento fuori posto. 
Sgarbi inizia il tour della mostra, e noi andiamo dall'atra parte, torniamo nell'area dove proiettano il mio video, a cui è stato abbassato drasticamente l'audio. Non si sente quasi niente, il che lo rende un video abbastanza inutile, dato che è un video musicale. 
Io ormai sono entrato nella fase pilota automatico, non mi importa di niente e mi lascio trascinare dalla corrente.
La mostra alla fine sembra proprio quello che è, una mostra organizzata dal comune, oppure l'esposizione di fine anno degli studenti di Brera. Ci sono alcune belle opere, la location è strafica, ma … che dire?  Immaginatemi che allargo le braccia e vi guardo con aria mogia da cane mogio.
 Il mio video non c'entra nulla, non perché è migliore, ma perché non c'entra nulla, non aspettatevi significati reconditi. Almeno io lo so. 
Sgarbi si aggira e indica i quadri, il nostro video probabilmente non l'ha mai visto, commenta che  forse è piazzato troppo in alto e che non si sente niente, una stangona dice che alzeranno l'audio e lui dice che tra mezz'ora lo vedrà meglio (eh, sì vabbè, io non sarò qui). 
A tradimento la mia amica Sonia mi spinge tra le sue braccia e mi scatta una foto, e prima che venga usata contro di me la posto qui. Credo che la mia espressione valga più di mille parole.


C'è in atto un balletto di artisti che cercano l'attenzione del Vittorio, io esco con Nicoletta, Medea e Danilo.
Entriamo nella Sala dei Giganti di Giulio Romano, ci sediamo, e per 15 minuti buoni assaporiamo una boccata di bellezza, senza sottotitoli, senza parole, senza recensioni, senza critici.
Finiamo la serata in un tremendo, meraviglioso ristorante cinese no-fashion.


lunedì 11 luglio 2011

Essere o non Essere alla Biennale?


Un pò di storia delle puntate precedenti. 
E' la fine di marzo, e ricevo una telefonata da Arthemisia, che mi comunica che sono stato selezionato per la Biennale 2011. Superati i primi 5 minuti di tachicardia ed entusiasmo vengo riportato con i piedi per terra: si tratta del Padiglione Italia curato da Sgarbi, e quest'anno ci sono molte novità, la prima delle quali è che molto probabilmente la Biennale quest'anno avrà sedi sparse in tutte le regioni d'Italia, ed io potrei finire in una di queste. Mi vengono chieste tre proposte, e io quasi per scherzo aderisco e mando 3 proposte scegliendo tra il mio repertorio le cose più polemiche, giusto per vedere che succede. Nei mesi successivi succede di tutto, tra cui anche la possibilità che Sgarbi molli la direzione artistica. Naturalmente non avviene nulla di tutto ciò, e a un mese dall'apertura della Biennale compare finalmente la lista degli artisti partecipanti. Inaspettatamente (ormai, non avendo ricevuto per mesi alcuna comunicazione avevo dato la cosa per persa). io compaio nella lista delle sedi regionali, per la regione Lombardia. Io sarei veneto, ma sorvolo sul dettaglio inutile, e a questo punto mi trovo di fronte a un bel dilemma : parteciperò? Ci sono molti artisti che si rifiutano, e mandano lettere comunicando la cosa a Exibart, Artribune e Flash At, e ci sono molti artisti che accettano, e mandano lettere comunicando la cosa a Exibart, ArTribune e Flash Art. Io decido di partecipare con un video che ho prodotto nel frattempo. Si tratta di un video musicale di una band che è nata quasi per gioco, con cui faccio sporadiche performance - concerti in giro per il nord Italia da qualche anno. la band è formata da me alla voce, da Fabio Bozzetto alla batteria e da Diego Zucchi al basso.






Diego e Fabio sono(soprattutto) ottimi videomakers e animatori http://www.alienatio.it/ . A noi si è aggiunta per caso Micol Beltramini http://www.vieniminelcuore.it/, scrittrice che ci ha fatto il regalo di ballare e travestirsi da Lamù, cowgirl, coniglio e gatto eccetera durante le nostre esibizioni live.
Il video lo abbiamo girato con la fondamentale collaborazione di Danilo Pasquali, fotografo del giro underworld e fetish di Milano, un vero culto http://www.danilopasquali.com/.
Ha partecipato anche Diego Zanella, bontà sua, che ha realizzato il mio coloratissimo sito e ogni tanto si presta a fare da acidulo presentatore lisergico nei nostri spettacolini, questo è il suo sito  http://www.ooohdesign.com/ .
L'avremmo girato comunque, e con lo spirito autolesionista che ogni tanto si impossessa di me decido di proporlo per il padiglione della Biennale regionale-Lombardia, che nel mio caso si svolge a Mantova. Parlo di spirito autolesionista perché in fondo dal punto di vista commerciale sarebbe più opportuno esporre dei quadri o delle sculture, i collezionisti sarebbero contenti, i galleristi pure, qualcuno in più che decide di acquistare perché sei stato in catalogo della Biennale si trova e il mio mutuo ne sarebbe riconoscente.
Ma siccome di queste cose me ne sono sempre abbastanza sbattuto i coglioni (ahimè, e prima o poi ne pagherò il fio), vada per il video.


La butto giù come un'operazione punk, dal momento che questa SgarBiennale è il Gran Bazaar dell'arte italiana, ne approfitto per farmi pubblicità, non tanto come artista, ma come musicista-performer. E' in fondo anche un modo per dare un minimo visibilità ai miei amici, Danilo, Fabio, Diego, Micol… e forse una operazione paracula per salvarmi l'anima. Ci sono molte questioni politiche e culturali in ballo, tra cui quanto sia coerente partecipare a un'operazione creata da un personaggio che quasi tutti gli artisti (a parole) detestano, e rappresentante di una televisione decisamente trash (e non in senso buono). 
Tra pochi mesi nessuno si ricorderà di chi ha partecipato e chi no, ognuno faccia il proprio gioco, e io scelgo di giocarmela.
Dopo qualche giorno mi viene comunicato che il mio video va bene, ma che devo provvedere io a fornire dvd player, videoproiettore e casse acustiche per l'audio. 
Considerando che ogni autore non ha ricevuto alcun finanziamento per spedizione, ospitalità in loco, produzione delle opere e materiali (perfino la copia del catalogo ce la dobbiamo pagare), ci rifletto un pò, poi mando questa letterina:

Gentilissima (segue nome della responsabile)
a fronte della richiesta di fornire a mie spese il proiettore video e il dvd player per la proiezione del mio/nostro video, le comunico la mia decisione di modificare l'opera nella maniera che descriverò più tardi, ma per prima cosa una premessa.
Questa Biennale non ha fornito agli artisti il supporto informativo necessario per pensare a un allestimento, nè un reale dialogo tra gli artisti e i curatori della mostra  per poter concordare proposte con un minimo di anticipo.
Sarò franco, la situazione è stata piuttosto umiliante, ma sono dell'opinione che tutto questo Padiglione Italia  (sia la parte dell'Arsenale che i Padiglioni Regionali), sia il supporto ideale per un unico artista contemporaneo: Vittorio Sgarbi.
Ammiro la sua capacità di utilizzare i media come tela e gli artisti come materia prima, e a questo punto poco importa che la materia sia nobile o vile (a seconda dei punti di vista).
Tuttavia il creativo ha delle scelte possibili, tra cui quella di declinare l'invito, oppure di partecipare in maniera critica, o di partecipare con entusiasmo nonostante le difficoltà. 
La mia scelta è quella di stare al gioco, e di usare il contesto (i Padiglioni Regionali e la carenza di fondi), per creare un opera che parta dal video già realizzato per diventare qualcosa di diverso.
Voglio esporre una cornice, a dimensioni schermo video 33 pollici (la misura più corrente), contenente la raffigurazione, a matita su carta, di una schermata di You Tube, all'interno vedremo una scritta (a mano) in italiano e in inglese che reciterà così:
" perché perder tempo qui davanti quando il video VOODOO di MASSIMO GIACON & The Blass lo potete vedere comodamente a casa sul vostro computer, o sul vostro portatile, o sul vostro smartphone andando su You Tube e digitando Massimo Giacon & The Blass,,Voodoo ? Buona visione.
Seguono i credits e un disegnino che ritrae la ghost band in questione.
vicino all'opera deve comparire il cartellino:
"Massimo Giacon & The Blass: Voodoo   Video   3' 30"  2011 "
Mi impegno a non mettere il video in questione su You Tube prima dell'inaugurazione della mostra. 
Un' opera povera, ironica, leggera, che ironizza sulla sacralità dell'esposizione pubblica, che chissà per quale ragione dovrebbe dare un "plus" culturale a dei prodotti che possono essere fruiti ovunque, inoltre ironizza sul fatto che ormai la rappresentazione dello stato dell'arte contemporanea non appartiene più alle Biennali o a alle grandi fiere, ma è altrove.
Non c'è bisogno di fare opere che pesano tonnellate e sono alte 7 metri per fare arte.
Non c'è bisogno di vendere le opere per fare arte.
Non c'è bisogno di fare parte del grande mercato dei collezionisti e delle fondazioni per fare arte.
Sfido chiunque a sindacare sul fatto che la mia opera non sia in linea con il lavoro di altri artisti contemporanei che non citerò, perché i riferimenti sono ovvi. 
Se questa mia proposta verrà rifiutata sono spiacente, ma penso sarò costretto a declinare l'invito a partecipare al Padiglione Italia Regionale- Lombardia. 
Vorrà dire che l'artista Vittorio Sgarbi non vuole giocare con me.
Le allego la nuova scheda tecnica dell'opera.
Attendo vostra risposta e informazioni sul luogo in cui collocare la mia opera.
Immagino che questa comunicazione verrà vagliata da chi deve decidere i contenuti del Padiglione Italia (che onestamente, non ho ancora capito chi sia).
Confido in un sollecito riscontro e porgo i miei distinti saluti
a presto
Massimo Giacon
Mi rispondono quasi subito, e mi dicono di mandare una foto dell'opera! E' evidente che non sanno che pesci pigliare, oppure molto probabilmente che si tratta di una risposta automatica. Il bozzetto dell'opera in questione è questo qui:







Spedisco il bozzetto. Silenzio. Dopo una decina di giorni ricevo una telefonata che mi comunica che la mia opera verrà proiettata a Palazzo Te, dato che sono riusciti miracolosamente a procurare tutto ( videoproiettore, le casse audio, il dvd player), e che mi aspettano il 6 Luglio per decidere in che sala far vedere il video. 
Io all'idea di esporre solo il link a TuoTubo mi ero affezionato, ma alla fine va bene così, non so se ho vinto o perso, ma come si può ben vedere non ho fatto decisamente nulla per esserci. Che ridere. Ha Ha said the clown.
E questo, alla fine, è il video.