lunedì 27 gennaio 2020

Arte, che tu sia Fiera!

Ma fiera de che? Riflessioni su Arte Fiera attraverso una manciata di immagini.
Quest'anno, come ogni anno, si è svolta Arte Fiera a Bologna. Io gironzolavo lì. Per il primo anno avevo la tessera Vip. Invece di lamentarmi come ogni anno rivendicando il mio ruolo di outsider, quest'anno ho mandato una mail di richiesta alla direzione di Arte Fiera, e udite udite, mi hanno risposto e me l'hanno mandata, sapevano chi ero ed erano contenti della mia presenza. Per cui è vero che i pregiudizi a volte sono biunivoci.
Me la son presa comoda, e in tre giorni sono andato in giro per la Fiera e per la città a guardare cosa succedeva. Ho deciso di raccogliere le mie impressioni in una ventina di immagini per me significative. Non rappresentano il meglio della fiera, che tutto sommato è un fiera ridotta, segno della recessione e un pò della periferia dell'arte contemporanea che è l'Italia (a parte la Biennale di Venezia, che però è un'altra questione). Da segnalare infatti la totale assenza di gallerie straniere e la contrazione degli spazi. Queste immagini rappresentano le mie preferenze, legate all'emotività e all'emicrania del giorno, ma anche al fatto che ognuna di queste immagini faccia storia a sè.

1- Opera d'arte involontaria n.1
Immagino sia accaduto a tutti i frequentatori di fiere e biennali quel momento in cui la casualità scodella l'opera d'arte perfetta, quel momento in cui il luogo, un oggetto banale e il comportamento delle persone danno vita a un'opera inconsapevole. In questo caso nell'area fumatori, su uno dei terrazzini esterni, ho fotografato questo. I fumatori hanno metodicamente ricoperto questo corrimano di mozziconi, perchè non c'era un portacenere e perchè spegnerli per terra faceva brutto. Molto meglio così, vuoi mettere? Sembra un opera di Spoerri, ma ibridata con una delle tipiche architetture industriali ritratte da Andrea Chiesi.



2- Andrea Chiesi
Ed ecco qui Andrea che mostra orgogliosamente alcuni dei suoi nuovi disegni su carta. Di solito è conosciuto per grandi quadri monocromatici di ambientazione periferica. Andrea è uno di quegli artisti schivi e di poche parole, e che rispetto profondamente. Una grande dedizione al lavoro, una grande concentrazione e una qualità che va al di là delle correnti e di quello che conviene produrre. E' partito con lavori cupi e inquieti era continuato con una pazienza certosina al limite della maniacali, ma che non è mai decorazione fine a sé stessa.


3- Laurina Paperina
Laurina è un'altra marziana dell'arte italiana. Il suo lavoro ironico e sadico vive di citazionismo che però non è fine a sé stesso come un autore postmoderno qualsiasi. In lei scorre forte l'underground e un'irriverenza sbarazzina che si proietta su video, grafiche, dipinti, ceramiche, piccoli fumetti. Non è famosa quanto dovrebbe. Mi è molto simpatica, è come se ci conoscessimo da una vita, ma questa è stata la volta che ci siamo potuti vedere dal vivo, e ne siamo stati felicissimi.




4- Pinocchio
In pieno trend topic alla Galleria Mazzoli due Pinocchi diversi, quello di Sandro Chia e quello di Marcello Jori. In questo momento Pinocchio a quanto pare è molto gettonato. Non solo da Garrone con il suo ultimo film, ma a quanto pare ci sta lavorando Del Toro, e pure Zemeckis sta preparando il suo. Boh? Capisco che sia un racconto metaforico e affascinante (a quanto pare ben aldilà delle intenzioni iniziali di Collodi), ma è possibile su questo tema fare qualcosa di nuovo? Oppure è talmente radicato nella memoria dell'immaginario collettivo da essere ormai un semidio con cui puoi fare di tutto senza annoiare mai?




5- Rorshach- Oursler
Era da un pò che non seguivo le ultime realizzazioni del video-scultore Tony Oursler, a parte le ultime malinconiche e strappacore collaborazioni con David Bowie prima che lui morisse. Questa piccola videoscultura ipnotica (diversa dalle installazioni che lo caratterizzano di solito) mi ha ricordato perchè lui è un fuoriclasse.



6- Kenji Sugiyama: Cell-Inside of myself 1
Avete presente Hereditary, il film horror di Ari Aster? Nel film la protagonista è un'artista contemporanea che costruisce maniacalmente stanze e avvenimenti che ha vissuto attraverso diorami in cui riproduce tutto in perfette miniature. Questa opera me l'ha fatto venire in mente, anche se le opere nel film erano più interessanti. Questo gioco di specchi che riflette all'infinito prospettive all'interno di camere in miniatura, l'ho visto svariate volte, ma a me piace da sempre il labirinto dei luna park, per cui come dire, quando una cosa piace ai bambini...


7- Opera inaspettata e involontaria n. 2 : Mark Ryden
Anni fa, nel mondo legato all'arte post underground e neo pop, Mark Ryden era praticamente Dio. Un suo quadro era andato in asta a un milione di dollari e quindi aveva fatto il salto. Ora quel tipo di arte si è trovata a un bivio, tra accettazione da parte del mercato "alto", e la tentazione di rientrare nell'oscurità. Oggi quel movimento mi sembra un pò sbiadito, e la stessa rivista Juxtapoz, fondata dal grande teorico-artista Robert Williams (ora da lui abbandonata), è diventata quasi una rivista di arte "seria". Vicino alla stazione ecco qui un vecchio manifesto di Mark Ryden  sulla vetrina di un negozio dismesso, chissà cosa era in origine? Un negozio di pipe ad acqua e bong, con ammennicoli in finto argento, anelli con il teschio e magari un piccolo studio dove facevano tattoo all'interno. Il manifesto, strappato e circondato da vecchi tag su fondo nero mi sembra sintomatico che qualcosa è passato.



8- Do ut Do all'Archiginnasio
Do ut do è un'associazione no profit legata alla Fondazione degli hospice della Seragnoli, industriale di Bologna che da anni costruisce spazi dove si garantisce una fine vita decorosa per malati terminali. Gli hospice sono strutture moderne e totalmente gratuite, basta fare domanda e vedere se c'è posto. Sono un'iniziativa civile per cui molti artisti, nel corso degli anni, hanno donato opere che poi sono andate in asta e vendute per finanziare gli ospedali. In fiera e in città venivano esposte un pò di queste opere. Nella sala anatomica dell'Archiginnasio era esposta questa foto che ritrae parte degli artisti e delle persone che hanno collaborato a questa operazione, e senza troppe battute sembrava proprio il luogo adatto. Nella foto di Giovanni Gastel ci sono anche io piccolino, da qualche parte, vicino ad Alessandro Mendini, che è stato il padrino di tutta questa piccola, grande impresa.



9-Mirko Baricchi
Mirko è un'artista che conosco da molto tempo, ed è l'esempio di come gli artisti apparentemente più esoterici siano nel privato persone molto concrete. Nelle sue opere si percepisce il ribollire perenne di forze ancestrali e naturali, che movimentano l'inconscio di chi le guarda. Questo non impedisce a Mirko di essere un grande esperto e lettore di supereroi, senza contare che è un accanito divoratore di serie televisive come me, per cui quando ci vediamo parliamo di quello, e l'arte ce la lasciamo alle spalle. 



10- Sconosciuto: Fantozzi e John Wayne
Lo so avrei dovuto fermarmi e chiedere lumi ai galleristi sull'autore di questi ritratti che i miei occhi intercettavano ogni volta che passavo davanti allo stand. La mia pigrizia me l'ha impedito, e mi sono trovato questa foto senza sapere chi fosse l'artista. Quei volti sfocati ma riconoscibilissimi, di due icone della cultura pop non stonavano nel contesto. Da "è una cagata pazzesca", dichiarazione liberatoria che con il tempo è diventata la scusa per la critica più ottusa e conservatrice a the Duke, attore e uomo tutto d'un pezzo reazionario. Credo che l'accostamento non fosse casuale, ma forse è un'idea mia.


11- Dino Candelo- Dante Ferretti- Federico Fellini : Venusia
Quando si arriva a Cinecittà si viene accolti da questa grande testa, utilizzata all'inizio del Casanova di Fellini in una scena memorabile. Contestualizzata in fiera è un momento in cui si respira, ci si ristora e ci si rincuora, e fa pensare che forse se siamo stati capaci di produrre quel tipo di cinema, magari possiamo ripetere la magia. Ottimista?


12- Giacomo Costa
Da anni Giacomo propone i suoi paesaggi digitali negli spazi della galleria Guidi e Shoen e in giro per il mondo. I suoi paesaggi del futuro realizzati completamente con software di modellazione 3D sono un affascinante squarcio sul futuro che ci aspetta, sul presente, o su un passato tecnologico che abbiamo dimenticato. Il suo lavoro omaggia (o critica) le tecnologie legate al Bosco Verticale, ma io ci vedo anche un pizzico di Syd Mead, compianto scenografo-designer del miglior cinema di fantascienza.


13- Erki Kurenniemi : doppio vinile.
Nel Padiglione esterno ad Arte Fiera, L'Esprit Nouveau disegnato da Le Corbusier, c'è una mostra dedicata a Mika Taanila, artista, grafico, filmaker finlandese di cui non me ne fregava un beneamato cazzo, ma che ha fatto un documentario emozionante su Kurenniemi, pioniere della musica elettronica e della digitalizzazione della personalità. Già un pò di anni fa teorizzava la possibilità di registrare digitalmente la propria persona nel web, per poi rinascere dopo la morte. Ricorda un episodio di Black Mirror. Kurennienmi è morto, chissà se ha deciso di fare solo l'osservatore dall'etere o se si è reincarnato in qualcosa o qualcuno.


14- Besta Bestrizal: Moonlight Junction
Bestrizal è un artista di Sumatra, malato come me di horror vacui. Siamo diversi, ma sento qualcosa in comune. E' più giovane di me, ed è ancora ossessionato dal riempire lo spazio di qualsiasi cosa, e di dare ad ogni dettaglio un significato. Tra un pò subirà anche lui il fascino del vuoto e smetterà di affastellare segni come un accumulatore seriale (lo spero per lui). 


15- Opera inconsapevole n. 3: Teca con prototipo e progetti scenografici per burattini.
All'Archiginnasio di Bologna ho trovato una piccola mostra sui burattini, con disegni, progetti scenografici e prototipi. Quando il contesto è tutto. Immaginate questa teca spostata in un museo e con una didascalia diversa. Sarebbe una perfetta inquietante installazione dei fratelli Chapman, o meglio di Paul McCarthy.