lunedì 11 maggio 2015

FactoryFoodFest

Andrea Salvetti, amico designer artista, insieme alla rivista Cookinc mi ha invitato alla prima edizione del FactoryFoodFest…
Ma che cos’è?  Nonostante le spiegazioni di Andrea io non ci ho capito niente.
Dovrebbe essere una specie di “rave sul cibo”, l’antitesi dell’atmosfera istituzionale che ruota intorno all’EXPO, e si dovrebbe svolgere all’interno del suo laboratorio, che è piuttosto grande e ha anche un ampio spazio-giardino esterno.
Io arrivo alle 13.30, e mi fanno prelevare con un macchinone marcato Infiniti, che altro non è che la brand di lusso della Nissan, uno dei tanti sponsors. 
L’autista è ciarliero e gioviale, e ogni tanto mi chiede di commentare le prestazioni della macchina:
“che ne pensa? Eh, Eh?”. Io non riesco a confessargli che non ho nemmeno la patente, e che poi difficilmente nella mia attuale vita riuscirò a raggranellare la cifra sufficiente per per comprarla.
Arrivato a destinazione, trovo per primo Alessandro Ciffo, che sta armeggiando sotto il sole con una struttura metallica e dei potenti elastici. Dovrebbe servire da “shakeratore meccanico”. Uno shacker posto all’interno della complessa struttura di elastici ricevererà potenti spinte e offrirà il mixaggio perfetto.





Questa manifestazione comincia a diventare più chiara: è un mischione di sagra, performance artistica, degustazione e sperimentazione sulla cucina. Ci sono svariati barman, cuochi, chef stellati, produttori di birra, di maiale, di carne, di pasticceria, di pasta artigianale. aziende vinicole, di caffè, di liquori, e ancora pesce alla brace, pane, salumi, frattaglie, formaggi valdostani. 
Qui la vita per i vegetariani sarà molto dura, dovunque ci sono isole per cucinare. Grandi bracieri allì’aperto progettati da Salvetti per mettere sulla brace e sulla graticola qualsiasi cosa.
Un uomo enorme continua dalla mattina a scorticare prosciutti.
In un’altra zona stanno grigliando tutti i tipi di salsicce e delle specie di animelle impanate, marinando carni… E’ il paradiso di Lucignolo?
Io ho contribuito disegnando le etichette per tre prodotti che sono stati concepiti appositamente per la manifestazione: una pasta a forma di mattoncino forato, una miscela di farina, e il caffè MekkaMokka.




Il caffè mekkaMokka era una vecchia performance di Aldo Mondino: qui è un grande tappeto fatto di vari tipi di caffè, e a fine manifestazione verrà distrutto e ridotto in tanti sacchettini.





Stasera suoneranno due gruppi: una cover band dei Pearl Jam, e un trio formato dalla figlia di Anna Morelli, direttrice della rivista Cookinc, che sponsorizza e organizza la giornata insieme a Salvetti.
Sulla cover band dei Pearl Jam ho i brividi, mentre la band composta da due ragazzine e un batterista sta provando. Vengono da Londra (la figlia della direttrice di Cookinc studia lì), e hanno un piglio niente male, vedremo.



In giro si sente parlare in varie lingue: Francese, Spagnolo, Inglese, e naturalmente anche dei bei bestemmioni in toscano. Dentro al laboratorio di Salvetti penzola, al centro, una carcassa di manzo.





Fuori si griglia come se non ci fosse un domani, e si taglia la tartara al coltello.




A un certo punto tirano fuori un'enorme padella per cuocere la pasta di mattoni forati.







Per tutto il giorno, grazie al sole a picco e alle braci sempre accese ha fatto un caldo porco. 
Ora scende la sera e la gente si spinge all’aperto. E’ passato anche il mio amico Vittore Baroni, inizialmente Vittore è scettico, ma poi si lascia coinvolgere dall’atmosfera agreste-situazionista.
E’ arrivato Davide Scabin, del ristorante Combat.Zero di Rivoli, chef stellato molto quotato nel mondo, che a un certo momento si produrrà in una strepitosa bagna cauda utilizzando un metodo arditissimo (getterà nella bagna cauda dei carboni ardenti, producendo uno straordinario sapore affumicato e pure un casino di fumo soffocante).
All’aperto Alessandro Ciffo ha fatto preparare un dolce che ricorda le sue creazioni in silicone, solo che si tratta di budini alla frutta.




Anche altri pasticceri all’interno stanno facendo assaggiare ardite combinazioni, come degli ottimi macarones al caprino e altra roba che ormai stento a identificare.
Ovunque è un assaggio di salumi, formaggi, salsicce di fegato, trippa, capocollo e coppa di testa. Se ci fosse un unicorno, griglierebbero pure quello. 




In un’altra area sta suonando il gruppo cover dei pearl Jam, ma a me i Pearl Jam han sempre fatto cagare, indipendentemente dal valore tecnico della band, per cui ignoro il concerto bellamente.
Dall’alto tutto questo ribollire di pentole sembra una bolgia dell'Inferno di Dante.




Inizia a suonare la band con le ragazzine da Londra, si chiamano Bone, e il loro concerto migliora decisamente la mia serata. Sono la conferma che il R’nR o ce l'hai o non, e loro ne hanno a pacchi. Compatte, semplici, dure, piene di attitudine. Suonano senza virtuosismi e tirano dritto. Le amo fin dal primo pezzo, e suonano solo pezzi loro.






Ritrovo più tardi la ragazzina toscana-chitarrista della band, molto contenta e ubriaca in fila per andare al cesso, e le dico che il loro concerto è stato uno dei momenti migliori della kermesse gastronomica (e sono onesto, la band mi è piaciuta un casino, e si che di concerti ne ho macinati…), a sorpresa lei si gira e mi schiocca un piccolo bacio sulla guancia. Io mi commuovo… Eh Giacon, stai proprio diventando vecchio… Le faccio omaggio del suo piccolo ritratto.



Più tardi una signora spagnola mi attacca un pippotto di complimenti sui disegni, io equivoco e penso che voglia un ritratto pure lei. Glielo faccio al volo, ma lei mi fa “no, no, non volevo un ritratto, e poi non mi somiglia un cazzo!”. Ad ogni modo lo prende, se lo fa firmare (mica scema), e mi schiocca due bacioni sulle guance. Ma cos’è, la primavera? La verità è che siamo tutti abbastanza alticci, così alticci che sopportiamo perfino uno spettacolo di ombre cinesi assolutamente fuori tema, che parte poco dopo. .. e poi è così poeticooooo
Scabin parla, parla e gesticola anche lui, dice cose interessanti che però data l’ora e il tasso alcolico sono un po’ ardue da seguire.
Andrea Salvetti ha buttato dentro un’enorme pentolone un’altrettanto enorme pezzo di manzo e viole farlo lesso. Sono le 2.30 del mattino. Un po’ di gente se ne è andata.
Dopo un’ora, e dopo aver spento i deejay, una ventina di superstiti rimasti tirano fuori l’enorme pezzo di carne, un po’ di sale, due coltellacci e lo piazziano su un gran tagliere di legno, dove si ricomincia a mangiare di gusto. Ormai è una guerra.



Alle 4 del mattino Scabin, ormai vistosamente ubriaco, decide che vuole cucinare con gli avanzi di quello che è rimasto: trova delle verdure, del paté de fois grais, della polvere di funghi, del pepe in grani, del parmigiano e comincia ad armeggiare con grande generosità. Son finite le sigarette, ma in compenso siamo in possesso di diverse bottiglie di grappa di champagne.
Alle 5 del mattino compare un omino in giacca e cravatta, con una 24 Ore. alcuni di noi si mettono a ridere: “e questo chi è, un elfo?” hahaha, in effetti siamo tutti un po’ andati, e pensavamo che fosse un’allucinazione. In realtà è l’autista di Scabin che è fuori ad aspettare da ore e che lui ha mandato a comprare le sigarette per tutti.


La pasta di Scabin è pronta, tutti la mangiano ( e ci mancherebbe, nessuno ha il coraggio di farsi mancare un piatto di Scabin creato apposta per noi). Ha voluto scorporare i grassi del fois gras, mettendoci altre cose non ben identificate e del formaggio. A mio parere sa un po’ di broccolo (che è l’unica cosa che Scabin non ha messo), ma ormai ho le papille gustative in tilt. Una volta mangiata la pasta ci lasciamo andare a un po’ di discorsi da tossici e alle 6 del mattino Salvetti ci caccia a pedate dato che sta lievitando dal sonno. Scabin si trascina nella macchina con autista, dove si addormenta subito, deve fare un conferenza a Torino alle 2 del pomeriggio. 
Buona fortuna. 
Io mi faccio portare da due assistenti di Salvetti alla stazione di Lucca. Chissà che treno troverò. Ho mangiato cibi di tutti i tipi e bevuto alcolici per 16 ore consecutivamente, eppure, alla faccia della gastrite, sto benissimo.