giovedì 6 novembre 2014

Parte 2: Lucca Comics 2014 val bene una chiesa sconsacrata (almeno così la pensa Bob Crumb).

Giorno 2-
Al mattino sveglia alle 7. Bisogna fare colazione e scendere tutti insieme. E’ una questione di posti auto. E dobbiamo muoverci in truppa sia per andare giù che per tornare su, altrimenti rischiamo di rimanere per sempre nei boschi lucchesi (o di non arrivarci mai, a seconda che sia mattino o sera). Per cui rimetto insieme i pezzi e scendo con Simone. Parcheggiamo, facciamo colazione e arriviamo a piazza Napoleone. Si vede già che è venerdì e comincia ad arrivare la gente, non sono ancora le 9 e già c’è folla in coda per entrare nel settore games. La massa di persone sta montando, anche se la giornata clou sarà il sabato. 
Strano che un evento che raccoglie una simile massa di persone passi  quasi completamente inosservato in tutti i media nazionali, eppure in un paese disgraziato come il nostro il fatto che si rinchiudano tutte queste persone in uno spazio limitato come la cerchia delle mura di Lucca senza che degli italiani si scannino tra di loro dovrebbe essere già di per sé una notizia. 
Qualcuno mi racconta però la che la sera prima, nella piazza ovale dove si trascinano i turisti e i vari operatori di settore in cerca di un po’ di vita notturna (non aspettatevi cose turche, nella piazza ovale ci sono gli unici 4 bar che tengono aperto fino alle 2 di notte), sia scoppiata una rissa tra autori di fumetti… Mah, probabilmente è una leggenda.
La battuta (involontaria) migliore della giornata la fa la mia fidanzata, che al telefono mi chiede come me la passo a Lucca, visto che ha sentito che è piena di Coldplay. 
L’idea di una Lucca piena di 300.000 persone che urlano a squarciagola le canzoni dei Coldplay ciondolando per le strade del centro è veramente un’immagine quasi insostenibile. 
All’ora di pranzo arriva Tiziano Scarpa, ed è molto di buonumore, talmente di buonumore che manifesta il desiderio di visitare l’area Games (quella con maggiore concentrazione di persone), giusto per visitare “L’occhio del ciclone”, ma io gli dico che si tratta di una originale forma di suicidio, e che se ci va è meglio che prima faccia testamento. 

                                                L'area Games.

Facciamo le nostre dediche in coppia allo stand. Abbiamo elaborato da mesi una formula che funziona molto bene: non ci limitiamo a fare una dedica con disegnino, ma facciamo una vera e propria “diagnosi del paziente”, scritta e disegnata, con cui tracciamo la personalità di chi compra il nostro libro. Questo è nato dal fatto che Tiziano, per non fare la figura di quello che firma e basta ha voluto generosamente spendere un po’ più di tempo. I nostri fans leggono le frasi scritte da Tiziano come se si trattasse di una specie di oracolo. Tiziano, combinando ad arte le parole riesce sempre a fare in modo che i lettori si riconoscano. 
E’ un chiaro esempio di crollo di valori.
Magari il prossimo passo è candidarsi alle elezioni.



Sfruttiamo una pausa per andare a vedere insieme le mostre, e ci imbamboliamo un bel po’ alla mostra storica sulla Naughty Dog (storica casa produttrice di videogiochi), ci ipnotizziamo davanti alle sessioni di gioco di “The Last of Us”, e per un po’ ci emozioniamo ai tentativi di sopravvivenza di due poveracci digitali. 
Verso sera una parte dello staff (Francesca ed Elisabetta), accompagna Tuono Pettinato alla premiazione dei gran Guinigi, dove gli verrà dato il (meritato) premio per il miglior autore unico, e dove a sorpresa premieranno come miglior graphic novel un numero speciale di Super G, (mensile delle Edizioni Paoline) che ha pubblicato l’opera di due fratelli finlandesi: “Jaybird”. L’opera in questione è sorprendentemente bella e cupissima, il premio è davvero un miracolo. Il resto dei Gran Guinigi non li ricordo, se non che a Gipi han dato il gran premio Gipi (anche questo meritatissimo). 
Oggi si deve andare a mangiare prestissimo, perché Simone ha prenotato dallo storico Giulio in Pelleria, meta obbligata per le sue zuppe di legumi, verdure, farro e farinata. Giulio è imballato di gente, ci han detto che hanno un buco per farci mangiare alle 20, ma alle 21.15 ci dovranno cacciare da lì a badilate. 
Miracolosamente ce la facciamo a fare tutto senza strozzarci con il cibo, e anche a risalire i soliti tornanti in tempo per qualche partita a biliardo nella casa dove siamo ospiti. Io non gioco a biliardo da quando avevo 20 anni, ma per pura botta di culo riesco a fare un colpo da tre palle in buca, dopodiché scivolo nella piatta mediocrità e vado a dormire in camera con Tiziano. Il giorno dopo possiamo svegliarci alle 8. Wow.

Giorno 3-
Scendiamo “tardino”, se si può dire tardi un orario di Sabato che corrisponde alle 9.30, ma il traffico in entrata è già congestionato. 
Troviamo parcheggio in un posto stracolmo di roulottes e camper da cui fuoriescono in continuazione cosplayers perfettamente costumati… chissà se amano anche fare sesso vestiti da Grande Puffo e Lamù? A me piacerebbe.
In 15 minuti a piedi siamo di nuovo in Piazza Napoleone. Il nostro obbiettivo è tirar tardi e fare i fannulloni fino alle 14, orario in cui intendiamo assolutamente andare alla conferenza di Robert Crumb e Gilbert Shelton, la conferenza più attesa da buona parte degli autori di fumetti presenti alla convention. Crumb non ama spostarsi, è agorafobico e detesta stare in un luogo con più di 30 persone… direi che ha scelto proprio il posto giusto.
Le conferenze a Lucca sono di solito desolatamente disertate, e in genere sono solo popolate da sparuti amici rastrellati alla disperata all’interno dei vari padiglioni, questo a meno che la conferenza non sia di qualcuno della sacra tirimurti Gipi-Recchioni-Zerocalcare, (oppure di qualche saga fantasy a me sconosciuta), ma non facendo parte di questa famiglia ho declinato l’ipotesi di fare conferenze per il nostro libro: un’umiliazione in meno non può che farci del bene.
Ho ancora in memoria l’esperienza di due anni fa, quando diedi una conferenza per il libro “la quarta necessità”, dove ho avuto una presentazione in libreria con un’unica presenza: una signora che era capitata lì per caso e si vergognava ad andare via, e un’altra nel padiglione editori dove ho avuto due spettatori, di cui uno era il mio amico Smoky che se ne andò via a metà perché voleva andare a fasi fare una dedica da chissàchicazzo. 
Arriviamo alla conferenza di Crumb e Shelton, i padri dell’underground a cui tutti dobbiamo perlomeno qualcosina, e riusciamo pure a prendere posto senza sgomitare. Dopo qualche decina di minuti la sala si riempie.
La sala è all’interno di una suggestiva chiesa sconsacrata, e quando arrivano i due guru si vede che Crumb è di buonumore, scherza e intona litanie in finto latino. Appena sono arrivati tutti si sono alzati ad applaudire, Crumb è sorpreso e forse emozionato, si prende bene e a parte le solite dichiarazioni sulla musica popolare americana che ha smesso di produrre cose decenti dal 1920 in poi riesce ad essere molto spiritoso, e quasi si commuove a rievocare il periodo dei “dolci figli dei fiori”.
Negli ultimi anni Crumb è stato “riscoperto” dal mondo del collezionismo d’arte, e le cose han cominciato a girargli bene, con tavole battute all’asta a 100.000 dollari. Narra la leggenda che la sua casa in Francia se la sia comprata barattandola con 6 dei suoi quaderni di schizzi. Crumb minimizza la portata del suo lavoro, ma ogni tanto la moglie da sotto il palco gli urla che quel lavoro da lui tanto bistrattato permette loro di vivere una vita piuttosto piacevole. 
Finita la conferenza cerchiamo di tornare al nostro stand, ma è un’impresa disperata, sono le 4 del pomeriggio, e ormai la città è piena di gente, non c’è un centimetro libero, le code per le dediche escono dai padiglioni e si estendono per decine e decine di metri lungo le piazze, Zerocalcare sta disegnando allo stand Bao da ore e ore, ma chissà se ce la farà a finire per la chiusura, si narra che una volta è andato avanti anche dopo, su una panchina all’addiaccio fino alle prime ore del mattino. 
In qualche modo riusciamo ad entrare nel nostro stand, a Tiziano è visibilmente passata la voglia di visitare la zona games, per fortuna. Sarebbe comunque impossibile arrivarci, hanno chiuso l’accesso alla città, e la gente si sta arrampicando sui bastioni per entrare. Sembra World War Z, quando gli zombie fanno la piramide umana e si arrampicano sul muro di Israele.





Siamo in un’ area protetta, facciamo un po’ di dediche, poi alla chiusura Tiziano va a prendere il treno, e nonostante la giornata faticosa ha quasi l’aria dispiaciuta.




Si ritorna al solito ristorante, dove mangio qualcosa che la mia mente è riuscita a dimenticare e poi si cerca di rientrare alla villa dei tornanti.
Parto insieme al direttore editoriale della Rizzoli-narrativa e due neuroricercatori venuti da Londra per promuovere il loro libro “Neurocomics” . Cerchiamo di tornare alla macchina e al parcheggio fuori mano, ma non ci ricordiamo la strada. I nostri cellulari sono praticamente morti, ci hanno indicato a malapena la direzione dopodiché si sono spenti tutti insieme all’unisono. Dopo aver fatto un po’ di giri a vuoto, di cui alcuni anche attraverso dei sotterranei di Lucca di cui ignoravo l’esistenza, riusciamo in un oretta e mezza a trovare il parcheggio, che in realtà distava in linea d’aria 10 minuti dal ristorante. 
I due neuroricercatori hanno mantenuto per tutto il tragitto un pietoso silenzio. Nel parcheggio si aggirano presenze inquietanti dal volto pallido, sono cosplayers che non sono riusciti a tirarsi via dalla faccia i chili di biacca che mischiano a componenti chimiche sconosciute e inattaccabili dagli agenti atmosferici, formule studiate apposta per resistere tutta la giornata.
Una volta saliti in macchina il divertimento non è finito, perché nessuno di noi si ricorda come arrivare alla villa, se non il vago ricordo di una chiesa diroccata e un nome che inizia con Pieve, facciamo diverse strade senza luci e in mezzo a boschi che ci ricordano le gesta del Pacciani, poi dopo un po’ di bestemmie e di recriminazioni reciproche riusciamo a trovare la strada.
Un’ora e mezzo di camminata e un’altra ora di tornanti ci hanno trasformato in esseri litigiosi e hanno azzerato ogni convenzione sociale.
Riusciamo a non farci uccidere da tutti gli altri che nel frattempo sono già arrivati sul posto ma non potevano entrare perché avevano lasciato le chiavi della villa a noi, ci avventiamo al bar e facciamo quattro colpi di stecca prima di piombare in un sonno senza sogni.


Giorno 4-
Scendo giù da Villa Tornanti in macchina con i miei stessi compagni dell’andata, ma con le valige. Non so come tornerò a casa, perché a quanto pare la stazione è assediata da gente che arriva e gente che parte, formando una specie di bolo unico. Per fortuna, mentre sto facendo un giro di compere per portarmi a casa i libri che mi interessano trovo Paolo Interdonato, che mi chiede se voglio andare con lui a Milano in macchina, visto che ha la macchina VUOTA. Lo benedico e per un momento mi pento di tutti i miei peccati. Dopo un paio d’ore di saluti a tutti i sopravvissuti partiamo, attraversiamo le folle, saliamo in macchina e riusciamo a prendere l’autostrada. In macchina abbiamo l’ultimo disco dei Primus che assomiglia a tutti gli altri dischi dei Primus precedenti, ma dopo il decimo ascolto troviamo che il brano “Lee van Cleef” abbia delle leggere variazioni che lo rendono il nostro pezzo preferito. Chissenefrega, viva i Primus, è finita, siamo vivi, e abbiamo lasciato alle spalle questo inferno paradisiaco. 




mercoledì 5 novembre 2014

Lucca Comics 2014 val bene una chiesa sconsacrata (almeno così la pensa Bob Crumb) Parte 1

Ho perso il conto ormai di quante edizioni di Lucca comics ho fatto… Questa sarà la… trentaduesima? Calcolando che la prima l’ho fatta a 17 anni e che qualcuna l’ho saltata dovremmo esserci con i conti. 
Arrivo a Lucca due giorni prima, perché sono riuscito a far coincidere i giorni della kermesse lucchese con una lezione per un piccolo gruppo di studenti di design seguiti da Andrea Salvetti. Andrea è un artista/designer/scultore. Vive a Lucca sulle colline, e lavora i metalli e il legno della sua terra. E’ un ottimo cuoco, e mischia performance di design e cucina straordinarie, potete trovare in rete le sue manipolazioni di carni e salsiccie, e non aggiungo di più, you tube esiste anche per quello.

https://www.youtube.com/watch?v=W45HiSq_k0g

Arrivato a casa Andrea si muove in cucina con disinvoltura, in gran velocità ha tagliato dei funghi e li ha messi in forno con degli asparagi, ha preparato la maionese fatta in casa, ha tagliato a fettine della pancetta erborinata, l’ha arrotolata e ci ha messo dentro un tuorlo d’uovo, lasciando fuori il bianco, una sua personale versione delle classiche uova con pancetta. Mette in forno anche quelle. Ah, e non dimentichiamo i gamberi, che pulisce e getta in una meravigliosa zuppa di farro e legumi che aveva preparato prima, giusto per iniziare bene. 
E' tutto molto buono.
Tra un vinello e una chiacchiera si fa tardi, e vado a letto preparandomi ai giorni successivi. 
I lucchesi ormai sono passati da un generale fastidio per la manifestazione “monstre", a una rassegnata inconsapevolezza. 
Andrea dice “può darsi che ci vada pure io quest’anno, ai comisss”, ma si vede dai suoi occhi che piuttosto preferirà chiudersi nel laboratorio a lavorare con fiamma ossidrica e attrezzi da fabbro (magari pensando di avere sotto qualche cosplayer ben pasciuto). 
Lucca città tiene circa 80.000 abitanti, durante i 4 giorni della manifestazione si riempirà di altre 400.000 persone, con una media di 100.000 al giorno. “E’ come se Padova e Ancona venissero tutte e due dentro a Lucca, e per tutti si intendono tutti gli abitanti delle due città, compresi i bambini, i vecchi, i malati, gli immigrati, tutti”… questo mi dirà Simone Romani di Lizard/Rizzoli durante uno dei suoi rari momenti di riflessione libera da impegni editoriali. 
Piccolo momento di pausa post-Lucca: sono tornato da due giorni da Lucca e mi sembra strano che vicino a me non ci sia almeno qualcuno vestito da personaggio dei fumetti, dei cartoni animati, dei manga, di una serie televisiva, di un film, di una serie web, di una qualsiasi trasmissione televisiva del cazzo.
Il mercoledì invece faccio la mia lezione, istruisco gli studenti sulle magiche possibilità di uno strumento di modellazione non canonico come ZBrush (programma 3D  economico ma versatilissimo), e la sera mi tuffo nei padiglioni editori.
Andrea Salvetti abita sui colli, in una bella casa a 30 minuti dal centro per cui bisognava fare una bella strada tutta a tornanti, siamo scesi la mattina presto rintronati dal sonno e dai tornanti, e finita la mia lezione e raggiunto lo stand in allestimento trovo Simone Romani e Vincenzo Filosa che mi propongono di andare su a portare i miei bagagli alla tenuta dove Simone prenota ogni anno per lo staff e per gli autori. Sono solo 25 minuti di strada a tornanti, che dopo una bella arista di maiale mangiata a mezzogiorno mi faccio molto volentieri...piacerà anche al maiale che ho mangiato e che balla la rumba nel mio stomaco. Praticamente è la stessa strada fatta insieme ad Andrea Salvetti la sera prima e la mattina dopo, solo che è un chilometro più in basso. Belli, i tornanti.



La villa è molto bella, c’è una piscina funzionante, ma che a novembre è solo lì per farci gli sberleffi e per ricordarci che l’estate è finita: - eh, ma l’anno scorso ci ha fatto il bagno a notte fonda una disegnatrice di fumetti!!! - Chi?- Non ricordo- Ma sarà stata di qualche paese nordico!- Non so, era sbronza fradicia…-
Lascio i bagagli, Mi preparo per scendere di nuovo. Vincenzo è a Lucca con la sua compagna Giusy e bimbo neonato. Saliamo di nuovo tutti e 4 in macchina . Altri 25 minuti di tornanti in basso, il figlio di Giusy e Vincenzo modulerà per tutta la discesa un lungo lamento che passerà da un forte AAAAAAYYYYYYYYYYYYYYY, a un forte UARGHOOOOOOOOOO. Ma che deve fare? E’ un bambino e giustamente bambineggia… 
Sono questi i momenti in cui però penso che non avere avuto figli può NON essere stata una grande disgrazia. 
Al ritorno in Lucca raggiungiamo tutto lo staff, Simone Romani, Elisabetta Sedda, Francesca Martucci, e ci sono anche Paolo Interdonato e Matteo Stefanelli che si bevono lo sprizz!!!! Ma siamo una macchina militare, trangugiamo lo sprizz e andiamo al ristorante, dove sbaglio a ordinare il piatto e prendo dell’altro filetto di maiale caramellato con mele davvero triste. 




Al ristorante ci raggiunge Brian ‘O Malley , una delle star straniere presenti al festival, che ha pubblicato di recente il suo nuovo libro Seconds, la prima opera dopo Scott Pilgrim (vs the world). Io non so che dirgli, Scott Pilgrim non l’ho nemmeno letto, ma ho visto il film al cinema, c’ero solo io e una coppia, e a metà film lui si è alzato e ha portato via lei urlando “ma che cazzo di film! E ci sono pure i disegnetti!!! . Non lo dico a ‘O Malley, questo ragazzone canadese dai tratti orientali sembra timido quanto me. Finito di mangiare Lucca è vuota, torniamo su, mi aspettano altri tornanti e la compagnia di Vincenzo, Giusy e del loro bimbo che si produrrà in nuovi e originali rumori per tutto il viaggio.
Scherzo, loro sono una coppia veramente amabile, e io sono un vecchio barbogio asociale. 
Non è ancora cominciato il primo giorno, per cui invece di ubriacarci e cadere tutti quanti in piscina si va a dormire alla chetichella.

Giorno 1- 



In questo primo giorno non c’è molto da fare, alla mattina si apre lo stand, io me ne vado a zonzo ad annusare le novità degli altri editori, a vedere chi c’è e a scocciare un po’ di gente che lavora. Individuo il posto con i bagni puliti (il teatro del Giglio) dove mediante il mio magico accredito autore potrò andare a cagare in pace mentre intorno scoppierà l’apocalisse davanti ai cessi chimici approntati per centinaia di migliaia di persone (immaginatevi cosa può succedere mettendo insieme un cosplayer vestito da Iron Man di cartone + costipazione + bagno chimico = Brrrr!!!). Io ho una sessione di dediche da Rizzoli più tardi, poi nel pomeriggio allo stand del BilBolBul Festival. In realtà le dediche vere e proprie le farò il giorno dopo quando arriverà Tiziano Scarpa. Allo stand Simone mi comunica con un certo sadismo che non sa ancora chi ha vinto il GranGuinigi d’oro, ma sa di sicuro chi ha perso: noi.
Io abbozzo con un : - meglio così, allora non devo stare più in ansia! Ma ho la tristessa nel cuor… si sa, io credo ancora alle favole. 



Mi faccio un giro per la città, visito il padiglione Panini, poi il padiglione Bonelli dove incrocio inevitabilmente un affannato Roberto Recchioni già inseguito da tutti (giornalisti, fans, haters, mendicanti), e Luca Valtorta e Valeria Rusconi di XL con cui intavolo una discussione su Qualsiasi Argomento. 
E’ arrivato il momento di rientrare allo stand e di mettermi a fare un po’ di dediche, anche se tra un po’ arriverà Brian ‘O Malley e la scena sarà tutta sua.


                                           ...qui intanto faccio una dedica al mio amico Walter White

 Arriva 'O Malley. A Lucca quando si materializza l’Autore Straniero tutti impazziscono e sembra che tutti lo conoscano da anni e si strappano i capelli per avere un disegnino da sua divinità l’Ospite Straniero Speciale, manco ci dovessero scopare… Io mi ingoio i miei due chili di invidia ed esco a trovare un gallerista di Pietrasanta in visita a Lucca Comics che mi dice: fammi un po’ da cicerone, non ho mai comprato un fumetto, che mi consigli? Eh, bella domanda. Gli faccio vedere un po’ di cose, ma alla fine compra l’unico libro che non gli avevo fatto vedere, Il Grande Male di David B, (ottimo fumetto, ad ogni modo).
E’ una giornata piena, mi incontro con un collezionista che vuole un quadro con lui su una motocicletta chopper, il figlio, la moglie, un deserto da cui emergono delle Fender Stratocaster, Jimi Hendrix e degli strumenti da dentista (tutto qui?), quindi mi vedo con una famiglia di amici che è lì per andare alla presentazione del gioco di Rocco Siffredi e trovo pure il tempo di incrociare Igort per una gara di panza: (sei grasso!!! No, sei più grasso tu! …E’ il nostro rituale saluto). Verso sera si chiude, si aperitivizza, e si va a mangiare al solito ristorante dove sbaglio per l’ennesima volta a ordinare il piatto e ordino un pollo al mattone (?), mezzo crudo con contorno di patate arrosto uccise annegate nell’olio. 
E’ il momento di affrontare i tornanti e di andare alla villa nel bosco, dove ci aspetta un saletta con biliardo, calcetto e bar rifornitissimo (almeno per il momento). Sono stanco, affronto solo il bar.
  
FINE PRIMA PARTE. 


domenica 12 ottobre 2014

Giaconnaro

A Como il 6 ottobre fa un gran caldo, il solito caldo innaturale che preannuncia disastri naturali, pochi giorni dopo infatti ci sarà il diluvio universale a Genova.
Sono stato chiamato da Ivan Quaroni e Chiara Canali, curatori di Streetscape, manifestazione di arte pubblica all'interno di ComON per disegnare un Cristo moderno sul pavimento esterno del Duomo di Como, sotto il portico del Broletto.
Parto da Milano insieme ad Elena che mi darà una mano per questi due giorni. Mesi fa ho fatto una cosa simile, nella metropolitana di Milano, ma lì era più semplice, il pavimento era liscio, l'ambiente era chiuso. Dopo il lavoro avevo gomiti e ginocchia conciati assai male, questa volta sono stato più furbo e mi sono portato le ginocchiere da skater.
Non so come sarà qui, ma il pavimento è molto irregolare, e sfumare i colori con le dita farà male, più o meno come sfregare per ore le dita su una grattugia.
Tutto parte da un'intuizione semplice: i madonnari sono gli antenati della street art.
Una tradizione che risale alla fine del '500, un atto di fede, ma anche una richiesta di carità, una via di mezzo tra il mendicare e l'esibirsi per strada in cambio di un'offerta.
In effetti disegnare in ginocchio, al freddo e al caldo, con la paura che la pioggia cancelli e vanifichi le tue fatiche, sperando che di notte non vandalizzino il tuo lavoro, lavoro che comunque verrà cancellato in un paio di settimane dalle intemperie e dagli agenti atmosferici, ha molte assonanze con un atto di contrizione. Uno schiaffo alla vanità.
La scelta del posto è stata perfetta, qui di notte e di giorno ci stanziano i senzatetto. Durante tutta la durata del lavoro verranno a vedere come procede. C'è chi chiede una sigaretta, chi guarda il disegno a rovescio e ci chiede cos'è, chi scambia Gesù con Che Guevara "avete disegnato il Che, bravi! Perché avete disegnato me, sono io il Che Guevaraaaa!!!!". Probabilmente è vero...che brutta fine, dalla guerriglia ai portici del Broletto...
Mentre lavoriamo ci viene a trovare Ivan, il poeta di strada, degli studenti americani, dei poliziotti che ci chiedono il permesso, delle turiste straniere che ci chiedono perché Jesus piange. Piange per i nostri peccati, ovvio, no?
Copriamo il disegno a gessetto con un cellophane, per la notte. I nostri nuovi amici barboni faranno la guardia durante la notte, al nostro Cristo barbone.
Il giorno dopo a Como piove, ma il disegno ha resistito. Gli ultimi dettagli, una sfumatura intorno all'aureola e abbiamo finito.
Pochi minuti dopo un paio di vecchiette devote che vanno in chiesa lo calpestano, ci passano sopra, non lo vedono nemmeno.









































mercoledì 25 giugno 2014

Il mio mondo è così com’è


Il libro è stato stampato, e sono passati 2 mesi da quando è stato pubblicato. 
Oggi è tempo un po’ di consuntivi, il libro viene presentato alla libreria Carla Sozzani, uno spazio importante, e ci saranno tutti gli amici milanesi, (o almeno una parte). 
Quando si chiude un libro si è attraversati per una settimana da uno stato di grazia. E’ finita, un anno e mezzo di ansie e incertezze si è concluso.
Un anno e mezzo in cui si è convissuto con i personaggi del libro, con le proprie paturnie, con il terrore di essere un bluff, e di non riuscire a portare a termine il lavoro per tempo o anche di non riuscire a portare a termine il lavoro e basta.




Lavorare per questo libro è stato bello, perché Tiziano Scarpa ha scritto una storia che ho amato subito, ed è stato piacevole risolvere tutti gli enigmi che il suo testo comportava, ovvero cercare di tradurre con un disegno e una grafica semplice dei concetti complicati. 
Non parlerò di quel che c’è dentro il libro, dato che le recensioni sono facilmente rintracciabili, ma magari di quel che c’è dentro di me.
Passata una prima settimana che potremmo definire “il lungo torpore dopo un orgasmo prolungato”, (beh non esageriamo, più che altro dopo una sega), insomma, dopo una settimana cominciano a venirmi i bruciori di stomaco.



E’ una condizione che non saprei dire quanto condivisa da altri autori di fumetti, anche perché tra di noi non parliamo quasi mai di cose veramente importanti, passiamo il tempo a parlare male degli altri autori, o degli editori, o dei lettori che non capiscono niente e di quanto Hulk sia più forte della Cosa.
Ma dopo un po’ comincia l’umiliante confronto: sembra che gli altri autori ricevano sempre e comunque più attenzioni di te. 
Cominci compulsivamente a leggere con molta attenzione tutti i forum che si occupano di fumetti e piano piano ti accorgi che viene dedicato molto più tempo a qualsiasi oscuro fumetto autoprodotto da un nerd brufoloso (esclusivamente per il web) che al tuo capolavoro pubblicato con un grosso editore. Dopo un primo periodo in cui quello che esce sui giornali ti sembra troppo poco per la tua vanità sconfinata cominci a mendicare recensioni un po’ ovunque vergognandoti come un ladro.
E’ un po’ quello che ti succede alla fine di ogni libro: ti sei autosuggestionato e credi effettivamente di meritare qualcosa di più, e che il tuo libro avrebbe dovuto essere salutato come qualcosa di davvero epocale.



Questa volta è stato diverso, il libro è stato recensito bene, e le persone che l’han letto mi scrivono per farmi i complimenti. 
Non sono una folla, ma chi l’ha letto, pur non conoscendomi affatto di persona, ha sentito l’urgenza di scrivermi per dirmi grazie.
Mica tutti. Ma un po’ di gente sì.
Ehi, frena frena, non sono preparato, e che cazzo. Dietro l’angolo annuso la beffa del destino. Troppo abituato all’epic fall.
Non so quanto sta vendendo, non ho il coraggio di chiederlo, non ho voglia di farmi del male più di tanto.
Penso di aver fatto un libro di cui sono abbastanza contento, non ho bluffato, non ho riposto speranze irrealistiche, non ho pretese improbabili.
Alla fine sono consapevole che se il libro vende mi servirà per l’unica cosa che mi interessa: avere la possibilità di farne un altro, e anche se so che questo mestiere mi fotterà l’uso della vista, mi terrà alzato la notte più del dovuto, mi farà ingrassare per via della vita sedentaria e farà male alla mia schiena e magari non migliorerà i miei rapporti interpersonali e magari non mi impegnerà granché per migliorare il mondo e non mi farà ricco…alla fine di tutte le chiacchiere, dell’arte, del design, della musica e dell’insegnamento eSTOP! 
Al fumetto sono sempre ritornato, e lui era lì ad aspettarmi come se nulla fosse. 
“Ciao fumetto, sei l’unica cosa che mi riesce bene… “.
Lui mi guarda, coi suoi occhi fumanti fumettosi: 
“QUESTO LO CREDI TU, adesso vediamo (metti la cera, togli la cera)”. 




 Il Mondo Così Com'è, Mercoledì 25 Giugno, 
Libreria Carla Sozzani, Corso Como 10.