Ogni tanto mi domandano:
_" ma tu che l'hai conosciuto bene, come era Andrea Pazienza?-"
Per prima cosa non l'ho conosciuto bene, e non mi va di millantare grandi amicizie quando in realtà si è trattato di incontri episodici, poi è una domanda a cui è difficile rispondere, soprattutto adesso.
Andrea è morto che aveva poco più di 30 anni, ai miei occhi oggi poco più di un ragazzino. Eppure la sua statura di artista ancora oggi sovrasta, le sue storie fanno ancora ridere, pensare, immalinconire.
Io a 16 anni copiavo il suo modo di disegnare, la sua tecnica delle conversazioni-monologhi ad una vignetta per la satira, perfino la sua tecnica di colorazione. Poi negli anni '80 ho avuto una crisi di rigetto, perché bisognava rinnegare la generazione di Cannibale che ci aveva cresciuti. Negli anni '80 eravamo tutti più cool, e il lavoro di Andrea era troppo carnale per un giovane geometrico quale ero. In sostanza poi la mia generazione non gli perdonava di buttar via il suo talento e l'amicizia con quaqquaraquà come Vincenzo Mollica. Adesso, a rivedere il suo lavoro, butterei via tutte le mie cose degli anni '80 per del Penthotal. Di lui, personalmente, mi resta una manciata di ricordi, quelli che se avete tempo potete leggere qui di seguito (pubblicati anni fa sulla rivista XL) .