Questa è la mia prefazione per la mostra Illustri, curata da Ale Giorgini, è una mostra bellissima, io non ci posso essere, ma per farmi perdonare, e visto che tutti sono stati così carini da chiedermi di scrivere un'introduzione, la condivido con tutti qui, anche se oggi il blog non sembra rispondere e chissà chi la leggerà mai...
Illustri attori
di Massimo Giacon
(artista, insegnante, comic maker, designer,i llustratore, rockstar in pensione)
"faccio fumetti".
Eh?
"faccio l'illustratore".
Ah, Ok.
Chissà perché quando ho a che fare con le istituzioni la prima risposta crea una seconda domanda mentre la seconda tranquillizza e mette tutti in pace, evidentemente si tratta di una professione rispettabile, anche se suppongo che il : carabiniere-funzionario di banca-impiegato delle poste- agente delle tasse- commercialista- idraulico- spedizionere- tassista etc etc abbia solo un'idea abbastanza vaga su cosa voglia dire essere un illustratore di professione. Su, dai, è quello che ha il compito di riempire lo spazio tra un blocco di testo e l'altro nei giornali che leggi… Hum , mi correggo, che ogni tanto sfogli prima di una visita medica o dalla parrucchiera o al bar mentre bevi il caffè…No l'illustratore non è quello che fa i diagrammi che spiegano quanti soldi stiamo perdendo ogni giorno, o che raffigura con un disegno schematico e dettagliato come è avvenuto l'incidente il caso di cronaca nera lo tsunami il terremoto l'inondazione l'omicidio di Cogne i luoghi dove si appostava il mostro di Firenze come funzionano i Google Glass come si prepara il sushi con un tocco di fantasia partenopea, o meglio sì, l'illustratore è anche quello, ma questi qui che stai vedendo in questo catalogo sono diversi, non sono più nobili o più importanti. Sono diversi…E pubblicano soprattutto all'estero.
Estero?
Pubblicano in America!
Aaaaah, ooohhh! America!!! Però! Allora devono essere bravi!
Per la persona mediamente acculturata che vive in Italia purtroppo la parola America è ancora un sostantivo che accostato a un individuo X ne accresce il prestigio, America probabilmente è una parola che evoca ancora memorie ataviche legate alle navi piene di immigrati italiani che indicano con voce tremante la Statua della Libertà : A-A-A Ammericaaaaa!
E' vero, si tratta di una generazione di illustratori che pubblicano (anche) in America. Ma nessuno di loro vive lì, pur lavorando per molte riviste molto radicate nella quotidianità americana.
Un artista che viene dall'estero (o anche dalla provincia americana), se vuole iniziare a combinare qualcosa nel mondo dell'arte che conta in America si deve trasferire a New York oppure a Los Angeles. Non ci deve fare una vacanza, nè starci per qualche mese, né starci per un anno, deve viverci. Altrimenti un gallerista che ti giudica interessante non investirà mai su d i te, i suoi collezionisti vogliono conoscerti, frequentarti, diventare i tuoi amici, uscire con te, vederti ai parties, altrimenti non funzionerà.Gli americani vogliono il tuo corpo in ostaggio. Era così nel passato, e Internet non ha molto modificato questa linea di pensiero.
Gli Illustratori invece sono l'avanguardia di un nuovo modo di lavorare : internazionali ma legati alla vita in casa, connessi ma allo stesso tempo riservati. Se vanno alle feste lo fanno per divertirsi. Se viaggiano lo fanno per conoscere, non per disperazione.
Sono stati in giro per il mondo e poi sono tornati a casa, hanno preso contatti interessanti e se li sono pian piano coltivati, come il basilico sul terrazzo. Usano mezzi tecnologici, ma anche tecniche antiche (la serigrafia, il feltro, le carte ritagliate).
A differenza di un artista, che può vivere per tutta la vita di un idea unica coniugata con stile, gli illustratori sono costretti ad avere ogni volta un'idea diversa, interpretandola in maniera diretta, efficace, sintetica il più possibile.
Immagino quanta fatica abbiano fatto, partendo dal'entusiasmo ormonale - adolescenziale che invece ti spinge a riempire tutto, a spruzzare di seme creativo la pagina senza lasciare spazi vuoti. Immagino soprattutto quanti fogli zeppi di personaggi fantasy e biomeccanici e manga e robottoni e fatine floreali e motociclette e macchine da corsa e muscoli ipertrofici ed eroine mammellute e armi impossibili da imbracciare e mostri e zombies e vampire dark e vampiri dall'aria efebica ed ermafrodita e naturalmente nessuna idea prospettica né sulla natura né sull'architettura siano stati sacrificati alla Dea della Creatività Banale prima di arrivare a questi risultati.
Immagino il giorno in cui si sono trovati con il loro stile in mano, ed era proprio quel giorno lì, quello che non avevano programmato, quello in cui si erano messi a disegnare dopo che erano mesi che scopiazzavano quell'autore che piaceva tanto, ma che maledicevano perché esisteva già prima di loro e avrebbero voluto tanto essere come lui, o magari avere una Time Machine vera per tornare indietro ed ammazzarlo, sostituendosi a lui in un secondo tempo.
Chi disegna guarda i disegni degli altri con occhio diverso dalla persona comune. Non vede solo un'immagine e il suo significato, ma visualizza anche il gesto, il tavolo da disegno, la mano che in quel punto è scivolata, e allora è saltato fuori quel tratto imprevisto, frutto del tentativo di correggere quello sbaffo, di coprire quella macchia.
Un disegno mi racconta molto della persona che l'ha eseguito: se quel giorno l'autore si sentiva insicuro e allora ha corretto 10 volte quella posizione perché non andava mai bene, oppure se era preoccupato perché non gli avevano fatto ancora il bonifico e allora l'illustrazione per il settimanale economico era venuta particolarmente deprimente, oppure era stanco perché aveva mille altri lavori da fare e allora per quella rubrica di moda aveva avuto un'idea sintetica e bellissima che con pochi elementi risolveva la questione, e anche il problema della tempistica.
I tempi di consegna sono uno degli altri incubi dell'illustratore: Il tempo non è mai abbastanza e resta sempre il rimpianto per aver trovato una soluzione di ripiego, mentre con maggior tempo a disposizione il lavoro sarebbe venuto molto meglio, molto più ricco, molto più dettagliato, molto più intelligente.
Molto probabilmente il tempo in più sarebbe stato sprecato uscendo a ubriacarsi con gli amici, giocando ai videogiochi, partecipando a un flame su facebook, litigando con il fidanzato o masturbandosi.
Cari illustri, alcuni di voi li conosco bene personalmente, di altri conosco solo il lavoro, e di alcuni ho visto le immagini per la prima volta proprio in questa occasione, ma voglio bene a tutti in egual misura, perché le vostre notti insonni perdute per una consegna sono state le mie notti insonni, perché la vostra voglia di piangere di fronte a un' illustrazione venuta male dopo una giornata di duro lavoro è stata anche la mia voglia di piangere, il senso di appagamento quando quel lavoro era finalmente finito e ce l'avevi tutto steso li',sul letto, sul desktop, sulla scrivania è stato anche il mio, perché il senso di meraviglia nei confronti di quello che riuscivate a tirar fuori dalla vostra matita indipendentemente da quanto vi sentivate inadeguati e inesperti era anche il mio, perché le frustrazioni nelle conversazioni con clienti che tra le proposte e varianti di un'illustrazione commissionata sceglievano invariabilmente quella mediocre sono state anche le mie, perché il piacere nel mettere ordine sulla la scrivania, temperare le matite e preparare il tavolo dove disegniamo prima di iniziare ogni giorno questo lavoro fottuto e meraviglioso è anche il mio, ogni giorno, again and again.