Era il finale perfetto. Ascoltavo Station to Station e poi, alla fine, con un pò di fruscio, appariva la canzone di Faust'O, al secolo Fausto Rossi.
Faust'O ha fatto un pò di dischi, dischi di culto per molti. La sua voce roca e bassa, la sua maniera surreale di scrivere i pezzi erano qualcosa di personale nel panorama italiano, poi come molte piccole leggende degli anni 80 è sparito, per riemergere qualche anno fa dalla nebbia.
Ieri sono andato a vederlo in un locale sgarruppatissimo. Mia sorella faceva la dj e mi ha avvertito che ci sarebbe stato, e siccome praticamente il locale era dietro casa, allora ho detto "perchè no?".
A volte i "perchè no?", bisognerebbe lasciarli perdere.
Il concerto doveva essere per le 21, ma è cominciato verso mezzanotte.
Fin qui va bene, ma si sa che se in veneto si comincia ad aprire un locale alle 21 a mezzanotte sono già tutti ubriachi spolpi.
A parte questo piccolo dettaglio in questo locale ricavato da un vecchio locale in stile country and western, risistemato alla buona e colmo di cianfrusaglie che dovrebbero essere portate in discarica trovo un bel pò di gente giovane piena di entusiasmo e di voglia di fare, che quando Faust'O pubblicava i suoi dischi non erano nemmeno nati, un pò di vecchi punk, alcuni strizzati dentro chiodi di pelle che li trasformano in salumi e altri con accenni di parkinson. Un pò di tristezza e di birra aromatizzata alla canapa. Le due band di supporto sono:
1- Banda di shoegazer che dopo un ora di prove si esibisce in una mezz'ora di musica che un pò ricorda i Sonic Youth, un pò i Radiohead e un pò tutte le band indie del mondo, anche se negli ultimi 50 secondi mi son piaciuti.
2- l'altra band improvvisa, sono tutti molto bravi tecnicamente, ma dimenticano la regola che un gruppo spalla dovrebbe suonare per molto meno tempo rispetto all' headliner.
Faust'O l'ho visto già prima che inizi a suonare aggirarsi nel locale, è gentile, smarrito e molto vecchio e stanco, sembra Patty Smith e anche un pò la Befana. Ha un maglioncino blu, un paio di pantaloni marroni e delle scarpe scamosciate. Sembra l'utente tipico dell'usl del primo mattino e mi dico "speriamo bene".
Sale sul palco e ci mette 10 minuti buoni a sistemare il leggio insieme ad un'altra persona, quando sto pensando se è il caso se fare un salto a casa per prenderne uno di aggiustato inizia il concerto.
Prima vuole recitare una poesia di Burroughs, per fortuna prima che la gente cominci a toccarsi i maroni la poesia finisce, ed è pure bella: "Thanksgiving day", poi iniziano a suonare.
La band è formata da ragazzi preparati e quadrati, suonano precisi, lui inizia a cantare un pò imbarazzato, la voce si sente poco, ma mano a mano prende coraggio e si fa più decisa.
Sembra quasi ringiovanito, ogni tanto. Anche se viene interrotto da imprevisti (ubriachi sul palco, perdita dei testi da leggere che non ricorda più, faretti puntati sugli occhi, il leggio che sale e scende, il rischio di inciampare sui cavi), so che porterà avanti il concerto eroicamente.
Ogni tanto si guarda intorno e si mette a ridere da solo, come a dirsi :"che ironica è la vita".
Io non aspetto che finisca, è tardi, affronto la stradina piena di fango che mi porta a casa, troppi attori malinconici per me stasera.