lunedì 28 gennaio 2013

I Pantone di Paz (ma anche i Carioca hanno la loro importanza).

Ieri sono stato all'Arte Fiera di Bologna.
Ora non mi soffermerò più di tanto sulla qualità della fiera. L'anno scorso, proprio a Gennaio, ho fatto una specie di cronaca giorno per giorno, per cui mi ripeterei, se avete tempo scorrete la cronologia del blog e rileggetevi quel che ho scritto un anno fa. Non è cambiato molto. Quest'anno sono stato in Fiera solo un giorno, per cui ho ancora meno da dire. Si vanno a trovare le gallerie degli amici, si scambia una chiacchiera, ci si stanca, si vedono le solite facce, si riflette un po', ci si deprime, ci si dispiace per non avere opere in mostra, ma poi si riflette che tutto sommato piuttosto che abbattersi il morale per non avere venduto una cippa  tutto sommato è meglio così. Quest'anno a un certo punto mi son fermato e ho notato, in un angolo, la galleria Cà di Frà, storico spazio espositivo di Milano. Il parterre di artisti era quantomeno strano, Araki, Witkin (fin qui tutto bene), Serafini, Pistoletto, Boetti (di questi tempi un Boetti non si nega a nessuno, certo che dopo il duecentesimo arazzo della minchia l'impressione che l'arte di Alighiero sia una bella presa per il culo si fa strada con prepotenza), Civitelli, Pazienza. Un attimo, rewind.
Civitelli, quello di Tex? Pazienza Andrea, quel Pazienza lì. Cosa è successo?
Civitelli non nasconde il suo status di disegnatore bonelliano, anzi ci scherza pure, disegnando sotto a 3 quadri in bianco e nero con cowboys a cavallo il logo di TEX al contrario (XET?), credo sia per sottolineare che quella è arte e non una tavola fumetti o un illustrazione, ah bè, una vera provocazione, altro che Boetti. Questo conferma l'ignoranza nel campo del fumetto da parte delle gallerie e dei critici d'arte. Forse dal momento che Bonelli è l'editore di fumetti più popolare d'Europa ed è morto un anno fa in questo momento forse è il caso di esporre in galleria i suoi autori più conosciuti, magari mettendoli insieme con Andrea Pazienza, che poveretto non c'entra nulla, magari esponendo le tavole di Andrea con delle cornici orrende, magniloquenti e pretenziose per dei disegni meravigliosi che stanno svanendo a forza di essere esposti con le luci sbagliate. Ora qualcuno dovrebbe spiegare ai galleristi la chimica dei pantone e dei carioca, che Andrea usava con disinvoltura perchè mica pensava che quei disegni sarebbero finiti esposti nei musei, ma lavorava in velocità per le riviste, di cui molto spesso era anche corpo organico (Il Male,  Cannibale, Frigidaire). Vedere queste tavole esposte a luci violentissime, con i colori ormai sbiaditi fa veramente star male, e imporrebbe un minimo di cura. I disegni e gli acquerelli degli impressionisti al museo della Gare D'Orsay sono esposti con luci basse e una garza sospesa,  per cui se hai deciso di dare importanza agli originali dei fumetti devi trattarli con la stessa cura.
Andrea forse si sarebbe fatto una bella risata, massì, avrebbe detto, non è una bella idea che i miei disegni svaniscano piano piano al sole, e rimangano un ricordo, scandiscano gli anni che passano per quelli che li han comprati? Alla fine rimarranno i giornalini. Alla faccia dell'arte. Prrr! Il fumetto non ha bisogno di essere nobilitato da te.



2 commenti:

  1. Ma come... Flash Art (in forte ritardo e forse tornata alla bimestralità) presenta una tua intervista con dichiarazioni-choc sulla Transavanguardia e non lo segnali?

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  2. eh, non sapevo ancora che era uscito! Domani lo compro!

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