domenica 13 maggio 2018

Alack

Ogni mattina, quando mi sveglio e svuoto la vescica, immancabilmente mi viene in mente questa sequenza di Alack Sinner di Munoz e Sampayo. Un fumetto che ha segnato  evidentemente il mio immaginario per sempre. Sarò monotono, ma quasi sempre guardo la tazza del water, piscio, e penso a quella sequenza di vignette. Oggi sembra una sequenza normale, ma all'epoca fece molto scalpore quando negli anni '70 fece da incipit alla storia "il caso Webster", su AlterAlter della Milano Libri.
Molti lettori affezionati scrissero lettere di protesta, perchè quello scorcio di realtà a loro era risultato insopportabile. Dick Tracy e Rip Kirby mica pisciavano.
Mi sono riletto tutto il ciclo di Alack Sinner di Munoz e Sampayo. 4 bei volumoni.
Ho riguardato l'evoluzione del personaggio, delle storie, del modo di raccontare, l'evoluzione del segno di Josè Munoz, il suo bianco e nero lancinante. Se qualcuno ancora si dibatte nello stupido dibattito "il fumetto è arte oppure no?", allora consiglio di leggere queste storie. Forse il fumetto non è sempre arte contemporanea consapevole, ma in questo caso sì. Munoz e Sampayo sapevano quello che facevano. E lo sanno ancora. Ho conosciuto Josè nel corso di questi anni e ne è nata un'amicizia timida e rispettosa. Mi piace la sua serietà, mi piace il suo umorismo nero.
- Josè, ma hai 70 anni, e ancora fumi?-
-Beh, lo sai chico, penso che fumare sia un modo di respirare più interessante-


3 commenti:

  1. Bentornato sul blog!

    PS: ma come, a te ti chiama "chico" e a me, quando lo conobbi sul treno per Parigi nel 2006 mi apostrofava con "viejo"?! :D

    RispondiElimina
  2. forse perchè mi ha conosciuto che ero più piccolo!

    RispondiElimina