mercoledì 13 luglio 2011

Nella stretta di Vittorio Sgarbi

Nella Stretta di Sgarbi
Allora, alla fine sono all'inaugurazione della Biennale regionale Lombardia-Mantova, a Palazzo Te. 
E' martedì pomeriggio, ore 7, e c'è un caldo quasi insostenibile. Sono ancora da solo, Fabio Bozzetto, Diego Zucchi, (The Blass) e  Micol Beltramini erano impegnati a Milano, Diego Zanella è rimasto a Padova, e onestamente non ho insistito più di tanto perché venissero, visto che mi aspetto la tragedia.
Mi raggiunge Sonia, un'amica che vive a Mantova.
Non c'è molta gente, e allora posso andare con lei a visitare i padiglioni, più che altro per vedere se il nostro video funziona. Il video c'è, funziona, il volume è un pò basso, ma comprensibile. Ci sono i nomi scritti corretti. 
Siamo già al di sopra della media a cui sono abituato.
Una rapida scorsa alle opere esposte, (mi riservo di parlarne poi), poi esco, il chiostro si è riempito, evidentemente hanno aperto il buffet e i beveraggi. 
Il buffet è rigorosamente padano, grana padano, salumi locali, focaccia bassa, torta sbrisolona con marmellata di ciliegie (ideale con il caldo). Vedo un pò di persone che conosco: Giovanni Piazzalunga, Marco Teatro, Vanni Cuoghi, Marco Cingolani, Bros. Bros ha esposto le sue opere imballate nel millebolle, con una didascalia d'accompagnamento che recita più o meno così' "omaggio alla disorganizzazione della mostra, curata dal professor Vittorio Sgarbi", ora scusate la mia memoria labile, ma più o meno questo è il senso. La mia amica Sonia, che non ha peli sulla lingua, va da lui e definisce la sua un'operazione abbastanza paracula. Bros è una persona gentile e simpatica, e spiega il senso del suo intervento. 
Che è poi il senso del perché siamo qui: fino all'ultimo tutta questa operazione è rimasta nell'oscurità, e alla fine ognuno ha scelto di farsi meno male possibile. 
Arriva il mio amor Nicoletta, beviamo e fumiamo, anche se non fuma quasi nessuno.
Arrivano le autorità e Sgarbi, e dopo un pò di chiacchiere istituzionali che entrano dall'orecchio ed escono dall'altro parla il Vittorio. 
Nel frattempo ci raggiungono Danilo Pasquali e Medea Teixeira, che per 30 minuti han cercato l'ingresso.
Sgarbi parla di Padania, di quanto vorrebbe fare il sindaco in un paese del nord, che dove vive Bossi è circondato da nigeriani e senegalesi che gli vogliono tanto bene, e poi perdo il filo del discorso: sarà perché ho la soglia dell'attenzione bassa?
Io sono vicino a Bros e Marco Teatro, con le rispettive compagne, forse facciamo un pò tenerezza, con le nostre scarpe con le macchie di colore, l'aria timida e disagiata di chi si chiede perché sta lì e improvvisamente trova interessantissima la punta dei propri piedi. Io mi sento fuori posto. 
Sgarbi inizia il tour della mostra, e noi andiamo dall'atra parte, torniamo nell'area dove proiettano il mio video, a cui è stato abbassato drasticamente l'audio. Non si sente quasi niente, il che lo rende un video abbastanza inutile, dato che è un video musicale. 
Io ormai sono entrato nella fase pilota automatico, non mi importa di niente e mi lascio trascinare dalla corrente.
La mostra alla fine sembra proprio quello che è, una mostra organizzata dal comune, oppure l'esposizione di fine anno degli studenti di Brera. Ci sono alcune belle opere, la location è strafica, ma … che dire?  Immaginatemi che allargo le braccia e vi guardo con aria mogia da cane mogio.
 Il mio video non c'entra nulla, non perché è migliore, ma perché non c'entra nulla, non aspettatevi significati reconditi. Almeno io lo so. 
Sgarbi si aggira e indica i quadri, il nostro video probabilmente non l'ha mai visto, commenta che  forse è piazzato troppo in alto e che non si sente niente, una stangona dice che alzeranno l'audio e lui dice che tra mezz'ora lo vedrà meglio (eh, sì vabbè, io non sarò qui). 
A tradimento la mia amica Sonia mi spinge tra le sue braccia e mi scatta una foto, e prima che venga usata contro di me la posto qui. Credo che la mia espressione valga più di mille parole.


C'è in atto un balletto di artisti che cercano l'attenzione del Vittorio, io esco con Nicoletta, Medea e Danilo.
Entriamo nella Sala dei Giganti di Giulio Romano, ci sediamo, e per 15 minuti buoni assaporiamo una boccata di bellezza, senza sottotitoli, senza parole, senza recensioni, senza critici.
Finiamo la serata in un tremendo, meraviglioso ristorante cinese no-fashion.


9 commenti:

  1. e poi ti chiedi qua e la su feissbuc perchè non sei abbastansa famoso.

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  2. caro anonimo,
    eh sì, lo so, forse è perchè vado a mangiare al ristorante cinese con gli amici, o perchè mi fotografano con Sgarbi, o forse perchè non vado a mangiare al ristorante cinese con Sgarbi, o forse perchè partecipo a queste mostre, e non sono nemmeno capace di sfruttare economicamente il fatto di averci partecipato. Lo so, lo so, lo capisco da me, ma anche questo me lo lascerò alle spalle. Pronto per i prossimi errori strategici.

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  3. Non sei reattivo... l'occasione era propizia per un bacio in bocca di sorpresa, te lo vendevi come atto artistico di rottura rappresentante l'amore-odio tra artista e critico... l'amore era il bacio, l'odio sarebbe stato rappresentato dalla sequela di "culattone!!! Capra!!!" che ti avrebbe rovesciato addosso Sgarbi... L'impatto mediatico sarebbe stato ai massimi livelli....

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  4. Perchè dargli altro materiale da usare per i media? Il guaio con Sgarbi è che qualsiasi azione la trasforma in happening personale. Ho cercato di tenere un profilo basso.

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  5. è la dimostrazione che la Fotografia mente.

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  6. Evabbè, Bugsi, dopotutto non [ti] è successo niente, dio expò. Le dramatis persone ci sono, ma non c'è il dramatis. Sembra un fumetto per xL, dio cartaceo.
    [FS]

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  7. potrei rispondere con l'orrenda frase "la vita non è un fumetto, baby" ma non lo farò... opporc! l'ho detto! La verità è che uno quando da piccolo pensa alla vita da artista immagina una vita avventurosa, donne incredibili, personaggi letterari, ma poi alla fine si ritrova prigioniero all'interno della televisione del pomeriggio, quella che guardano i vecchi e i malati.

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